Un nome inventato – sul filo dei ricordi, di Silvana Sanna, recensione di Daniela Domenici
È tornata a “trovarmi” Silvana Sanna, che avevo recensito tre anni fa,
con un’altra sua opera che mi ha affascinato e commosso profondamente e che è volata via in un soffio nonostante la mole ragguardevole.
È una storia familiare che prende avvio all’inizio del secolo scorso e attraversa le due guerre mondali e che si svolge tutta in una cascina del basso Piemonte, è una saga splendida perché l’autrice riesce a descrivere luoghi, usanze e persone come se avesse vissuto in quei momenti e in quei posti, con una rara e preziosa capacità di coinvolgimento che fa innamorare soprattutto di questa serie di donne straordinarie che sono il tronco, l’asse portante di ogni famiglia che vivrà in questa fattoria, donne coraggiose, forti, legate alla tradizione, infaticabili lavoratrici che mantengono uniti i gruppi familiari nonostante le privazioni dovute ai due conflitti mondiali.
Bravissima Sanna a caratterizzare ognuno/a dei/lle tantissimi/e protagonisti/e con una lingua scorrevole, densa e ricca, con qualche inserto dialettale, che coinvolge fino alle ultime pagine narrate da Viola, nata poco prima della fine della guerra, ultima delle donne di questa famiglia, che probabilmente è l’autrice stessa.
Anche a me è piaciuto molto. Per la scrittura e per la storia.
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