Un pastis al bar Marco, di Morena Fellegara, Fratelli Frilli editori, recensione di Daniela Domenici

Superlativamente brava Morena Fellegara al suo esordio nel mondo delle scrittrici con il suo “un pastis al bar Marco”, edito dalla Fratelli Frilli editori, un romanzo che è anche un giallo ma è soprattutto uno splendido libro che ho letto in un soffio, è da “gustare” con tutti i sensi e ora vi spiego perché.

Iniziamo dal senso dell’udito con l’ascolto della musica che è presente, in primis, all’inizio di ogni capitolo perché l’autrice inserisce brani di alcune tra le più celebri canzoni di Rino Gaetano, Fabrizio De Andrè, Lucio Dalla e altri cantautori. E poi perché conclude la sua opera con un celebre preludio, “La goccia” di Chopin, che fa da fil rouge alle riflessioni di Mario, il proprietario del bar Marco, che con un’indagine sui generis (di cui non si prenderà il merito) riesce a scoprire chi sia stato l’autore di un furto e di un apparente suicidio che si rivelerà essere un omicidio. Oltre alla musica un altro suono dominante è quello delle stecche del biliardo, è talmente straordinaria la bravura dell’autrice nel descriverci le partite che sembra di essere lì a vederle ma, soprattutto, a sentirne il rumore e qui è coinvolto anche il senso della vista che raggiunge il suo top quando Fellegara descrive, in dettaglio, caratterizzandoli/e, i/le vari/e clienti abituali del bar, soprattutto Rosy, la mia preferita.

Un altro senso coinvolto dalle parole di Fellegara è quello del gusto sia per il cibo (la sardenaira, per esempio, la focaccia tipica di Sanremo) che per i vari drink che vengono serviti da Mario sia durante le partite a biliardo che quelle con le carte ma anche mentre ascolta e dà un po’ di calore umano a chiunque entri nel suo bar.

L’autrice colloca questo suo primo libro tra marzo e maggio 1981 ed è stupendamente brava nella contestualizzazione storica (aveva soltanto sei anni all’epoca e quindi non ha vissuto i vari eventi che descrive) caratterizzandola con rimandi alle partite di calcio giocate, all’attentato a papa Woytila, a Pertini presidente e a tanto altro ancora: superlativa!

Concludo con queste parole tratte dalle ultime pagine che tornano sul tema della goccia nel preludio “la profondità e l’attrazione di questo capolavoro sono date da quella nota che inizia a farsi sentire lentamente. E poi cresce, cresce, cresce. Fino a occupare tutto lo spazio della melodia che passa in secondo piano…tutto ciò che si vuole, che si aspetta, come un desiderio, come una spinta a cercare il colpevole, come una spinta verso un cuore, come qualsiasi tipo di ricerca, come una sete di vita è spiegato in questo brano stupendo. Come un punto di fuga”.