tempo fa, di Francisca Aguirre Benito, traduzione di Angelo Alberto Argento
Francisca Aguirre Benito (Alicante, 27 de octubre de 1930–Madrid, 13 de abril de 2019) nació en el seno de una familia de artistas. Se formó de manera autodidacta, aprendiendo de sus padres en la infancia y leyendo incansablemente en su adolescencia. Al finalizar la Guerra Civil, tuvo que irse exiliada a Francia con su familia.
Su padre, el pintor Lorenzo Aguirre, fue condenado a muerte por la dictadura franquista y ejecutado a garrote vil en 1942. Con quince años tuvo que empezar a trabajar de telefonista. En esa época, se refugió más que nunca en la lectura, intentando alejarse de la dura realidad que la rodeaba.
En los años 50 comenzó a frecuentar las tertulias del Ateneo de Madrid y el Café Gijón, donde se relacionó con escritores y poetas como Luis Rosales, Gerardo Diego, Miguel Delibes, Antonio Buero Vallejo, Julio Cortázar, Juan Rulfo… En aquel ambiente literario conoció al poeta Félix Grande con quien se casó en 1963. Según cuenta, su casa era conocida como la “embajada de Argentina y Perú” debido a las visitas de intelectuales que recibían. Vivió la militancia política y el mayo del 68. Su hija es la poeta Guadalupe Grande, heredera de su pasión por la escritura y la literatura.
A partir de 1971, trabajó en el Instituto de Cultura Hispánica, ejerciendo de secretaria de Luis Rosales, hasta su jubilación en 1994.
Falleció en Madrid el 13 de abril de 2019.[1]
Francisca Aguirre Benito (Alicante 27 ottobre 1930- Madrid 13 aprile 2009) nacque in seno a una famiglia di artisti. Si formò da autodidatta, apprendendo dai suoi genitori durante l’infanzia e leggendo instancabilmente durante la sua adolescenza. Alla fine della Guerra Civile, dovette andare via esiliata con la sua famiglia.
Suo padre, il pittore Lorenzo Aguirre, fu condannato a morte dalla dittatura franchista e giustiziato alla garrota nel 1942. A soli quindici anni dovette iniziare a lavorare come centralinista. A quell’epoca, si rifugiò più che mai nella lettura cercando di estraniarsi dalla realtà che la circondava.
Durante gli anni 50 iniziò a frequentare le riunioni dell’Ateneo di Madrid e il Caffè Gijòn, dove si relazionò con vari scrittori e poeti come Luis Rosales, Gerardo Diego, Miguel Delibes, Antonio Buero Vallejo, Julio Cortàzar, Juan Rulfo… In quel ambiente letterario conobbe il poeta Fèlix Grande con il quale si sposò nel 1963. Si dice che, la sua casa era conosciuta come ‘l’ambasciata di Argentina e Perù’ per le numerose visite di vari intellettuali che ricevevano. Visse la militanza politica e il Maggio del ’68. Sua figlia è la poetessa Guadalupe Grande, ereditiera della sua passione per la scrittura e la letteratura.
A partire dal 1971, lavorò all’Istituto di Cultura Ispanica, esercitando la professione di segretaria di Luis Rosales, fino alla pensione nel 1994.
Morì a Madrid il 13 di aprile del 2009
Hace tiempo
Recuerdo que una vez, cuando era niña, Sé que una vez, cuando era niña, Es cierto que una vez, allá, en la infancia, Y el mundo ya no estaba, sólo quedaba yo: Es verdad, fue hace tiempo, cuando todo empezaba, Pero no volvió nunca. |
Tempo fa
Ricordo che una volta, quando ero una bambina mi sembrava che il mondo fosse un deserto. Gli uccelli ci avevano abbandonato per sempre: le stelle non avevano alcun senso, e il mare non era al suo posto, come se tutto fosse stato un sogno sbagliato.
So che una volta, quando ero una bambina il mondo era una tomba, un’enorme voragine, un cedimento che ingoiò la vita, un imbuto attraverso il quale fuggì il futuro.
È certo che una volta, li, nell’infanzia, sentii il silenzio come un grido da arena. Si zittirono le anime, i fiumi e le mie tempie, si zittì il sangue, come se all’improvviso, senza capire perché, mi avessero spento.
E il mondo non c’era più, c’ero solo io: uno stupore tanto triste come la triste morte, una stranezza rara, umida, appiccicosa. E un odio lacerante, una rabbia omicida che, paziente, saliva fino al petto, arrivava fino ai denti facendoli scricchiolare.
È vero, fu tempo fa, quando tutto iniziò, quando il mondo aveva la dimensione di un uomo, e io ero sicura che un giorno mio padre sarebbe tornato e mentre cantava di fronte il suo cavalletto rimanevano quiete le barche nel porto e la luna usciva con il suo volto di panna.
Però non tornò mai. Rimangono solo i suoi quadri, i suoi paesaggi, le sue barche, la luce mediterranea che c’era nei suoi pennelli e una bambina che aspetta in un molo lontano e una donna che sa che i morti non muoiono.
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[1] https://es.wikipedia.org/wiki/Francisca_Aguirre
[2] https://www.poemas-del-alma.com/francisca-aguirre-hace-tiempo.htm