io sono Malala, di Malala Yousafzai, recensione di Loredana De Vita
Malala Yousafzai: Io sono Malala
“Io sono Malala” di Malala Yousafzai con Christina Lamb (Garzanti, 2013), è un libro che ho ripreso con piacere non solo per la storia di forza e coraggio di questa ragazzina ormai donna, ma perché sentivo un forte legame con quanto accade oggi nelle scuole occidentali chiuse per Covid dove non sento discutere di cultura e resistenza, ma di recriminazioni e insulti. Mi veniva da pensare al valore dato alla scuola, all’istruzione e alla cultura da Malala rispetto a quello che vedo attorno a me in molti studenti, ma anche in molti dei loro docenti. Non potevo non chiedermi se il caso di Malala abbia ancora tanto da insegnare e non solo nelle civiltà in cui “andare a scuola e istruirsi” è più complesso, soprattutto per le ragazze, ma anche nella nostra ultra moderna società in cui tutto è possibile, ma tutto, forse proprio per questo, è profondamente sottovalutato.
Il libro, che suggerisco di leggere, offre molti spunti di riflessione e di lotta per l’essenziale. Pone in risalto il valore della cultura e della comunità, ma anche lo sguardo attento e l’azione coerente del singolo. La storia di Malala è nota: l’anno scolastico è concluso e le ragazze devono sostenere gli esami finali in una scuola che dall’esterno non può apparire come scuola perché i talebani vietano l’istruzione per le donne; Malala è su un autobus insieme alle sue compagne, è il 9 ottobre del 2012, su quel bus sale un uomo che spara tre proiettili su Malala, colpendola al volto e lasciandola in fin di vita. Tutto il resto è storia nota. Malala sopravvive, continua a lottare per la scuola e l’istruzione alle donne convinta e consapevole che la cultura può cambiare e salvare il mondo e per questa sua azione riceverà anche il Premio Nobel per la Pace. Malala, però, è una che non ha avuto vita facile, che per andare a scuola doveva nascondersi fingendo di fare altro, che sulla sua pelle ha sofferto l’odio e la discriminazione. Non si è arresa.
Forse, bisognerebbe riflettere su quanto la condizione privilegiata delle nostre scuole (nonostante tutte le difficoltà che effettivamente esistono) non consente di valorizzare il proprio “privilegio” dandolo per scontato. Abbiamo tutto, ci manca tanto, certo, ma abbiamo tutto il necessario per costruire “scuole” che non siano solo edifici scolastici, ma pensiero e cultura e prospettiva e futuro. Spesso, invece, dimentichiamo il vantaggio. Sembriamo votati solo a discutere e criticare per il gusto di farlo e non con l’azione culturale che potrebbe smuovere più di proteste tese soprattutto a “perdere tempo” o lasciar andare il tempo della formazione sprecandolo in ingiurie vuote di senso.
Ecco, vorrei si rileggesse questo libro e si riscoprisse anche nella scuola il valore delle cose semplici e il coraggio della fedeltà alla cultura e alla vita.