la pace è una risposta e una domanda, di Loredana De Vita
https://writingistestifying.com/2022/03/07/peace-is-an-answer-and-a-question/
Non si può obbligare la pace, ma non si DEVE obbligare la guerra. C’è, però, una sottile differenza (neanche tanto sottile, in realtà), tra l’obbligo che impone la vita e quello che costringe alla morte e alla sofferenza. Sono queste sottili differenze che si devono considerare in questo tempo oscuro.
Si sa, le armi non portano pace, ma senza le armi un popolo aggredito non può difendersi da un oppressore che conosce solo violenza nel suo agire.
Si può restare a guardare se stessi e il proprio popolo morire sotto le bombe, i colpi di mortaio, i missili, la fame, la sete, la paura senza provare a difendersi?
Si può ancora resistere alle armi quando i corridoi umanitari sono inventati come finzioni per abilitarsi agli occhi del mondo, ma non rispettati e usati per costringere un popolo a piegarsi alla dittatura scegliendo rotte non di libertà ma di una sorta di deportazione o impiegati per uccidere con più faciltà i civili indifesi?
Che uomo è uno che riesce a immaginare e a imporre questo genere di cose con la freddezza e il sorriso ironico del padrone che sta stritolando la tua vita?
Qui c’è in gioco più di una questione di “non-violenza”, più di una considerazione etica e morale sulla pelle dei cittadini vittime.
Qui si parla di civili usati come cavie e dimostrazione di potere e, mentre tra le vittime piangono le madri e i padri, la scure del potere si abbatte con sempre maggiore violenza e scherno a dilaniare anche i resti di ciò che resta.
Mentre le stelle stanno a guardare con afflizione e inebetite la violenza idiota e profana degli uomini, ci sono uomini buoni, devono forse anch’essi restare solo a guardare? Non è un diritto difendere la vita dei propri cari dalle aggressioni non provocate? Fino a quando si potrà restare a guardare attraverso uno schermo senza sentire anche la propria pelle lacerarsi per i colpi, i timpani scoppiare per il frastuono, lo sguardo spegnersi per la miseria e l’orrore, il dolore straziare il proprio cuore?
Non si deve fingere di non sapere solo perchè i media sono controllati, anzi, proprio questo è un segnale abietto della condizione futura in cui un popolo silente (perché ancora pochi sono quelli che hanno il coraggio di reclamare il suono della propria voce) rischia di ritrovarsi, avendo messo a tacere il potere della coscienza soggiogato dallo scherno dell’oppressore che individua solo in se stesso l’inizio e la fine, l’origine e il commiato di ogni vita e di ogni morte.
Parafrasando G. Orwell, è proprio vero, siamo tutti uguali, ma sembra che alcuni lo siano di più.
NO WAR NOWHERE!