Parle-moi, silloge poetica di Maria Grazia Vai, recensione di Daniela Domenici
Poco meno di un mese fa ho avuto il piacere di leggere e poi recensire la più recente silloge poetica di Maria Grazia Vai
e oggi sono felice di parlarvi della silloge precedente, composta durante la pandemia nel 2020, che s’intitola “Parle-moi” che ha come sottotitolo “Pluie et chansons et l’Amour encore plus”, una dichiarazione di intenti che, come nell’altra silloge, ha al centro l’Amore anzi, in questo caso, l’Amour perché Vai ha scelto, come fil rouge, la lingua francese per i titoli delle oltre sessanta liriche che la compongono.
Come nell’altra raccolta anche qui la poeta mette in fondo a ogni lirica il brano musicale che l’ha ispirata “per giustificare e in qualche modo legittimare il suo diritto a comporre (utilizzando NdR) altri linguaggi…elementi di realtà oggettiva come il sole, il nido di un uccello, i fiori, gli alberi, la pioggia, la luna e le stelle…il vento, la neve e il silenzio” dalla prefazione di Renato Ongania; è una sorta di panismo denso di perfette sinestesie in cui trovano spazio originali neologismi come “paesaggioamore”, per esempio, e continui enjambements che danno una musicalità diversa ai versi.
Concludo proponendovi una delle liriche che più mi ha colpito “Ailes des feuilles”
Amarti. Non voglio fare altro.
E rinascere ogni volta
dentro a un volo più grande.
Nella mano che serba ancora un sogno
Nel contorno sicuro di un ramo
in cerca di pagliuzze per il nido
Chè hanno labbra socchiuse
- Le parole d’amore –
partorite dalle iniziali
che ancora non abbiamo inciso