the thread of life, di Loredana De Vita

https://writingistestifying.com/2022/04/11/the-thread-of-life-2/

C’era una volta un filo, lungo quanto lunga può essere una vita.
Già, ma quanto è lunga una vita?
No, non di certo il tempo che ci è dato, essa va oltre, va ben oltre il tempo del vissuto, comincia prima del primo respiro e prosegue oltre il suo ultimo rantolo.
Quel filo, allora, è infinito, solo che il suo dipanarsi o aggrovigliarsi dipende da come si vive e da quello che di sé resta.
Qual è il lascito di una buona vita intesa come vita buona? La memoria.
Qual è l’eredità di una cattiva vita intesa come una vita cattiva? I brutti ricordi.
La memoria resta, i brutti ricordi sbiadiscono. La memoria crea nostalgia, i brutti ricordi odio.
Abbiamo la possibilità di decidere cosa far restare di noi, poiché da come viviamo si segna quell’oltre che appartiene e resta nel cuore di quelle vite che pulsano anche senza di noi.
Non noi come individui siamo essenziali, ma lo sono la memoria o i brutti ricordi che lasciamo.
Vivere la vita è costellarla di scelte che parlino di noi affinchè, un domani, la memoria o i brutti ricordi parlino ancora di noi e per noi.
Il filo della vita è come quello di una matassa di lana grezza aggrovigliata. La cura per stenderlo e scioglierne i nodi è la memoria che ci accompagna e che costruiamo mentre viviamo. I nodi abbandonati nel groviglio del nostro superficiale egoismo sono tutti quei brutti ricordi che prima o dopo saranno recisi e abbandonati poiché del male subito non si ha cura, anzi, se ne implora la sparizione.
Ogni vita è un fiore che sboccia, lasciarle il respiro della bellezza o la schiavitù della marciscenza è una scelta, una scelta individuale che ciascuno compie con determinazione e che lascia il segno e l’impronta di quello che sarà quando non il tuo respiro, ma il respiro degli altri, non la tua voce ma la voce degli altri farà di te una memoria indelebile o un brutto ricordo da cancellare.