Mentre piove, e tu? silloge poetica di Maria Grazia Vai, recensione di Daniela Domenici
Questa nuova silloge della poeta Maia Grazia Vai è composta da quasi sessanta liriche che hanno come fil rouge l’amore e sono tutte dedicate a un “lui”; e per descrivere questo amore l’autrice usa le parole scegliendole una a una con amorosa accortezza, spesso inventandole con neologismi (acquamore e albamore tra i tanti…) o trasformandole dando loro nuovi significati perché, come dice Virginia Woolf ne “La stanza di Jacob”, “troppo spesso le parole sono state usate, maneggiate, rivoltate, lasciate esposte alla polvere della strada”.
La prefazione di Virginia Murru e la postfazione di Maria Teresa Infanti sono magicamente perfette nell’aiutarci a “entrare” nel mondo poetico di Vai che è fatto di pennellate di colori, di amore per la natura che mi sento di definire “panico”, di brani musicali scelti con oculatezza, una serie di stimoli sensoriali che interagiscono tra loro in un melange che dà vita a questa ininterrotta dichiarazione d’amore in versi.
Traggo dalla postfazione di Infante che mi trova pienamente concorde “risalta, seppur in versi sciolti, la musicalità intima e sagace, dalla terminologia attenta tanto da creare meccanismi strutturali particolari e assonanze dialettiche singolari affascinando, grazie al potere evocativo delle metafore, in ogni verso e in ogni parola”. E da Murru cito “la raccolta…si delinea come una short story in versi…spetta…soffermarsi sull’originalità dello stile e l’eclettismo del verso che con le sue chiavi e i suoi virtuosismi sa portare in superficie l’inesprimibile, aprire le stanze più segrete e riposte dell’anima”: brava Maria Grazia!