Quattro mura e un ragno (ovvero della libertà), di Adele Libero

S’è allungata la ruga sul mio viso,
le lacrime hanno aperto una fessura
su queste quattro mura senza avviso
d’uscita o fino a sera, di chiusura.

Scorgo il mio ragno su, nell’angolino,
tesse una rete grigia e pencolante,
salgo con lui lassù, sono bambino
e attendo un altro giorno stancamente.

Mi chiama il sole all’alba col suo raggio,
è caldo e mi ricorda gli altri giorni,
quando correvo forte sulla spiaggia
e l’anima scioglieva i suoi contorni.

Addio, ragnetto caro, io vado via,
da morto scrivo libera poesia

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