libere – donne contro la mafia, sabato 25 marzo al teatro Il Sipario Strappato di Arenzano (GE)

 

Il mese di marzo è il mese delle donne e il teatro Il Sipario Strappato di Arenzano, la cui direttrice artistica è Sara Damonte, ha scelto di ospitare quattro spettacoli tutti al femminile per celebrarlo.

Il quarto sarà, sabato 25 marzo, “Libere – donne contro la mafia”, scritto da Cinzia Caminiti, attrice, cantante e regista catanese, e da lei interpretato insieme ad altre tre colleghe.

Da Catania a Genova quattro attrici per parlare di un tema su cui raramente si posa l’attenzione: le donne e la mafia. E il teatro di Arenzano, da sempre disponibile a trattare tematiche importanti, non si è lasciato sfuggire questa occasione.

Per apprezzare al meglio e applaudire come merita questo spettacolo ecco alcune domande a Cinzia Caminiti che ce lo descrive in dettaglio con la sua nota passione e competenza.

 

“Una messinscena al femminile, un sogno realizzato”: Inizio dalle ultime parole che scorrono nel promo per fare qualche domanda a Cinzia Caminiti che ha scritto e diretto LIBERE – Donne contro la mafia”

  • Risposta di Cinzia: Il primo “sogno realizzato” quello di cui accenniamo nel promo riguarda Sabrina e il suo desiderio di formare una compagine tutta al femminile. Me ne parlò e da subito mi è sembrata una cosa interessante e fattibile. Io credo nella forza delle donne e nelle loro unioni. Insieme le donne possono essere straordinarie. Abbiamo cominciato durante la pandemia in pieno lockdown cominciavamo e poi chiudevano tutto, riprendevamo e andavamo in zona rossa, ricominciavamo e… Mentre il resto del mondo si piangeva addosso, noi per non morire d’inedia continuavamo imperterrite a lavorare: ho cominciato subito la ricerca delle storie buone, a scrivere il testo, ho pensato al reperimento di alcuni dati e degli oggetti da usare in scena e poi le musiche scelte con minuziosa attenzione. Barbara mi ha fatto sentire un brano di Renè Aubry e mi sono innamorata. Sono esse dopo il testo la struttura portante. Si inseguono, tacciono, tornano, si insinuano, danno ritmo, pause, poesia… alla fine siamo riuscite a montare questo nostro piccolo gioiellino. Siamo quattro in scena, una fonica aiuto regista, Nicoletta, e Ina la nostra costumista…  ma contiamo di essere ancora tante. In una compagnia più si è meglio è. Io oltre a credere nelle donne credo fortemente nel valore dell’inclusione.

Domanda: Cinzia, tu sei l’autrice del testo e la regista di questa messinscena al femminile, quattro donne di diverse età che si ritrovano a parlare di altre donne: qual è il sogno realizzato? Raccontacene la storia.

  • Risposta: Si procede nella vita rincorrendo sogni e realizzando desideri, solo così si può continuare un percorso che sempre facile non è. Da quando scrivo per il teatro in un angolo remoto del mio cuore un piccolo pensiero: raccontare di donne e di mafia.

Ho sempre pensato a quest’ultima come appannaggio del maschio.

La donna in questo argomento ha sempre avuto un ruolo secondario, marginale, mai da protagonista: nei giornali, nei  libri, al cinema, al teatro e pure nella realtà. Sono gli uomini a morire, a cadere, a farne parte, a combatterla… gli uomini ne possono parlare. Le donne continuano a stare lontane da argomenti come questi e non sempre per loro volontà.

Io dico invece che il prezzo più alto nei fatti di mafia lo hanno sempre pagato le donne. Il loro dolore è estremo ed eterno. C’è qualcuno che può contraddirmi? Madri, come Madonne addolorate, orfane come esili giunchi, mogli come candele al vento, tutte comunque annichilite dalla solitudine e dallo strazio, da un “fine pena mai”

Ecco, il dolore, mi ha spinto verso questo tema. Il dolore e la sua rappresentazione. La sua dignità, la sua energia, la sua, se vogliamo, bellezza.

Un tema potente e forte che messo in mano ad un’altra donna assume, di questo ne sono immodestamente certa, poesia, leggerezza, solidarietà e commozione.

Racconti di vite semplici che improvvisamente e loro malgrado diventano straordinarie. Donne che dopo un dolore infinito decidono di combattere la mafia diventando ognuna di loro un simbolo.

L’attivismo le salva, le libera.  Combattono una guerra e vincono.

Libere – donne contro la mafia, se per descriverlo vogliamo usare le parole, è questo ma se ci vogliamo basare sulle sensazioni che suscita bisogna ricorrere all’emotività. Qui anche i silenzi parlano, le pause, le musiche, le controscene… Questo è un lavoro teatrale difficile da spiegare, va soltanto visto e “sentito”.

A parte ciò, però, non vuole fare complicate analisi sociali, non vuole essere uno studio politico sulle ragioni del fenomeno, non vuole sottolinearne i connubi poco chiari e torbidi tra stato-mafia-politica. Tutto ciò viene già eseguito  in modo egregio e competente da esperti, studiosi, sociologi, politici, scrittori, magistrati che si adoperano ogni giorno per combatterla.

Il nostro lavoro vuole soltanto, partendo dalla cronaca, raccontare fatti e arrivare, così, semplicemente, al cuore ed alla pancia di tutti: colti, meno colti, adulti, ragazzi, uomini, donne… La mafia va combattuta dal basso facendola conoscere nella sua crudezza e ferocia, instillando idee sane, promettendo e promuovendo legalità.

Il teatro usato come “mezzo” può dare all’antimafia una grossa mano, noi ci crediamo e ci vogliamo tentare. Perciò quello che mi preme chiarire davvero è che Libere non è solo uno spettacolo ma è impegno sociale e civile, è anch’esso attivismo  e lotta alla mafia.

Quattro donne attrici raccontano  altre dieci donne vittime  del cancro maledetto che è la mafia. Sono donne dal coraggio immenso, determinate nella loro lotta, sono donne che della loro esperienza estrema hanno fatto una bandiera.

Dare voce e corpo a queste donne è stato emozionante, intenso e necessario. Mai più ce le toglieremo dal cuore. Sono Francesca Serio e Felicia Impastato, Silvana Musanti in Basile e Rosaria Costa Schifani, Concetta Campagna, Piera Aiello e Rita Atria, Daniela Ficarra (Di Matteo) e Katya Russo, e sono anche (è lunghissimo, infinito l’elenco) tutte le madri, le sorelle, le mogli, le figlie, le fidanzate dei morti innocenti ammazzati.

Raccontarle serve. Bisogna avere fiducia.

Domanda: L’aiuto regista e la fonica è Nicoletta Nicotra, tua figlia: quando e come è iniziata la vostra collaborazione e come funziona?

  • Risposta: Mi chiedi quando è cominciata la collaborazione con Nicoletta, mia figlia. Ti rispondo: da sempre. Da prima che nascesse: col pancione ho registrato in studio un cd di ninne nanna popolari e ti puoi rendere conto di quanto mi sia servito averla dentro di me per eseguire quei canti… Poi è stato un naturale susseguirsi di eventi. Durante le prove col gruppo Schizzid’arte lei, piccolissima, finiva inesorabilmente con l’addormentarsi nelle custodie degli strumenti… e poi dai quattro anni in poi, vedendo il suo interesse per le cose che facevo in teatro, la portavo con me, si sedeva accanto ai registi e guardava e ascoltava e incamerava tutto. Interi testi a memoria. E l’appellativo di “copione vivente”.

Senza mai annoiarsi ha imparato la pazienza e l’abnegazione necessarie a fare questo mestiere. In questo lavoro specifico ci ha dato una grande mano nel montaggio, essendo io in scena lei spesso è stata i miei occhi e le mie orecchie ma soprattutto è stato decisivo il suo apporto come tecnica del suono visto che le musiche in “Libere” sono parte integrante del lavoro e di tutta la messa in scena. Nicoletta in questo è insostituibile. E’ il quinto elemento di questa bellissima e impegnatissima compagnia.

Come funziona tra noi? Lei è severissima e intransigente molto più di me, ci fa filare dritto. Lo possono confermare le mie colleghe. Questa sua serietà nel lavoro, ti devo dire, mi inorgoglisce e mi rassicura. Ha un buon approccio con questo mestiere. Se dovesse continuare a volerlo fare è già sulla buona strada.

Domanda: parlaci un po’ delle tue colleghe attrici e dei loro ruoli

  • Risposta: “ogni incontro è un dono” nella vita e ancor di più in teatro. Sabrina è una macchina da guerra sempre in moto, instancabile. Per l’idea che io ho del lavoro in teatro lei è la compagna più “giusta”. Sono stata fortunata ad averla incontrata. In Libere oltre ad essere la grande interprete che è assume l’ingrato compito di organizzatrice.

In questo lavoro non sono finiti gli incontri belli e felici:  Barbara e Simona sono anch’esse delle straordinarie protagoniste di notevole bravura. Perfette nei ruoli che ricoprono in Libere. Provenienti dal mondo della danza (tra le tante altre cose) hanno dato davvero un grande aiuto: il loro apporto nelle controscene e in tutte le azioni mimiche che arricchiscono l’allestimento è stato spesso decisivo. Una volta stabilite le linee guida e la chiave di lettura sono subentrate loro con le loro competenze in qualità di coreografa (Barbara) e di danzatrice (Simona).

Domanda: Siete vestite di nero, il colore del lutto e avete tutte e quattro una valigia che simboleggia cosa esattamente?

  • Risposta: Per la realizzazione dei costumi si è aggiunta a noi con slancio e competenza Ina Costa. La sesta donna.

Il costume in teatro è la pelle del personaggio, lo presenta e ne fa comprendere l’anima, la personalità, lo connota in un tempo e in uno spazio precisi.
Le nostre donne indossano un costume base “astratto” non realistico che le rende uguali l’una all’altra. Rigorosamente nero. Il nero è il colore del lutto ma è anche il colore non colore e come tale è simbolo dell’assenza di luce, dell’oscuro e di quello che non conosciamo, la morte appunto e  la morte in questo caso diventa condizione. Attaccata alla pelle, alle ossa per sempre.

Certi dolori così immensi e totali una volta provati, l’ho già detto, non te li scrolli mai di dosso, te li porti dietro… ed ecco cosa c’è dentro le valige: la nostra pena insieme a tutti gli altri elementi che servono a farci diventare il personaggio che raccontiamo… Non ti posso rivelare altro!  A dirla così sembrerebbe uno spettacolo truce, pesante e invece è uno spettacolo poetico, con tanti colori, con qualche momento di commozione e con un finale di speranza e di gioia.

Magico: entra tutto in un valigione.

Uno spettacolo intero, dieci vite, dieci racconti, dieci storie dentro una valigia.

La cosa di cui vado più fiera. E come dice Barbara “visto che abbiamo cominciato con un sogno, da grande sognatrice quale sono, voglio finire con un sogno: vorrei con quella valigia in mano girare l’Italia in lungo ed in largo a portare ovunque il messaggio di queste donne…per me personalmente questo non è uno spettacolo, o non solo uno spettacolo…questo è il mio impegno da donna, il mio impegno da madre, il mio impegno da donna inserita in una società, questa è la mia, la nostra, personale lotta contro la mafia!!!”

Domanda: Dove verrà messo in scena? Quante repliche avete in programma di fare?

  • Risposta: Libere – donne contro la mafia è già stato presentato (in tempo di covid) in video conferenza su google meet quindi ha debuttato a Catania e da allora non si è più fermato. Castello di Carini per Agende Rosse con Piera Aiello, Salvatore Borsellino e i familiari di vittime di mafia, e poi Conferenze e ancora Ribellione e Libertà un progetto di contrasto alla mafia dove oltre allo spettacolo sono state realizzate  giornate di incontri e dibattiti con seri esperti antimafia: l’Avvocato Enzo Guarnera, Luana Ilardo e poi tante scuole, comunità, piazze, teatri piccoli, grandi  prestigiosi, vicini, lontani e un riconoscimento prestigioso “AATI American Association of Teacher of Italian   for activism and antimafia in Sicily” e il Trentennale delle stragi al Bastione degli infetti (luogo simbolo a CT); insomma Libere da allora ha spiccato il volo e ormai va da solo. Ovunque si voglia fare lotta alla mafia. Ovunque si creda in noi. E in noi che ci supporta e stimola ad andare avanti, l’Associazione Città Teatro nella persona del direttore artistico Orazio Torrisi.

LIBERE – donne contro la mafia

Scritto e diretto da Cinzia Caminiti
Con
Cinzia Caminiti – Barbara Caracciolo – Sabrina Tellico – Simona Gualtieri.
Aiuto regia e fonica Nicoletta Nicotra
Musiche René Haubry
Costumi Una Costa
Produzione Associazione Città Teatro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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