Riccardo Marasco al teatro Lumière di Firenze

Pubblico delle grandi occasioni ieri sera al teatro Lumière, nonostante il tempo atmosferico alquanto proibitivo, per ascoltare e applaudire Riccardo Marasco che ha raccontato, come solo lui sa fare, la “sua”, e mia, Toscana.

Con la sua celebre e inconfondibile chitarra lyra, quasi una sorta di seconda pelle per lui, e l’accompagnamento di uno straordinario musicista al mandolino e altri due strumenti a plettro, Silvio Trotta, Riccardo Marasco, per il quale gli anni l’età anagrafica è solo un dettaglio, ha rivisitato con la sua solita ironia, delicata, mai volgare eppure corrosiva, la “sua” amatissima Toscana con monologhi, liriche e canti popolari e d’autore dando un esempio di teatro della parola, o “teatro canzone”, arricchita dalla sua profonda conoscenza della sua città e della sua terra.

Ha iniziato, come tutti immagino sperassimo, con la celebre e formidabile “L’alluvione” ed è riuscito, nonostante anche il microfono facesse i capricci quasi congiurasse insieme al maltempo esterno contro di lui, a farci ridere e commuovere con tante altre canzoni e monologhi irriverenti per concludere con ben tre bis, ma il pubblico ne avrebbe voluti molti altri, concludendo con “Teresina” accompagnata dal battimani a tempo di noi spettatori.

Nel pubblico, ad applaudire l’amico Marasco, c’era anche Leonardo Pieraccioni che si è prestato gentilmente alle nostre richieste di foto.

Grazie Riccardo: continua a regalarci serate come queste e menomale che, da giovane, hai scelto di fare questo mestiere, il cantastorie, invece dell’ingegnere…

Si replica anche stasera e domani in pomeridiana.