Michela Andreozzi al teatro Lumière di Firenze, recensione di Daniela Domenici

Michela Andreozzi fa il bis e torna a calcare, per il secondo anno consecutivo, le tavole del palcoscenico del teatro Lumière di Firenze con uno spettacolo scritto da Giorgio Scarselli, Paola Tiziana Cruciani, che ne è anche la regista, e da lei dal titolo “Ti vuoi mettere con me?” e sottotitolo “L’amore al tempo delle mele”. Con lei sul palco il musicista Alessandro Greggia che non solo è la colonna sonora dei suoi monologhi con la sua tastiera e anche talvolta cantando ma le fa anche da silente spalla in modo assolutamente delizioso.

Che dire di Michela? L’avevo già applaudita e recensita l’anno scorso, appunto, ma quest’anno si è ancora migliorata, è ancora più travolgente e vulcanica, ancora più spontanea e accattivante riuscendo a coinvolgere alla perfezione il numeroso pubblico presente sia provocandolo con domande che facendolo cantare insieme a lei: formidabile.

Tutto lo spettacolo era incentrato, come si evince dal sottotitolo, sul periodo dell’adolescenza, sui suoi turbamenti e problemi, sulle indecisioni, sui primi amori e le prime delusioni perché, come ha deliziosamente concluso Michela, “non si è ancora né carne né pesce”.

Straordinarie, tra le tante caratterizzazioni che ci ha regalato, quella di Enrichetta, l’adolescente “brutto anatroccolo” con gli occhiali a fondo di bottiglia che nessuno vuole ma che si realizzerà, poi, nella vita e Azzurra, l’amica sexy che, invece, finirà devastata dalla chirurgia plastica: con Azzurra Michela raggiunge il suo top di bravura, difficilissimo recitare facendo finta di avere il visto tutto “tirato” dal botulino e lei ci riesce in modo magistrale.

L’altro personaggio che ha provocato risate calorose e convinte è stato quello della redattrice della posta del cuore di una rivista, la sessuologa calabrese ancora vergine a 50 anni che non riesce neanche a pronunciare la parola “sesso”: formidabile Michela in questo ruolo perché passa da un dialetto all’altro quando legge le presunte lettere arrivate in redazione, un altro valore aggiunto alla sua bravura.

Non contenta di recitare ci regala anche qualche canzone rivelando una voce davvero degna di nota e concludendo con la celebre “Maledetta primavera”: grazie Michela, ciclone del palcoscenico, torna presto a regalarci altri personaggi.