“La tessitrice di parole” di Erica Gazzoldi, recensione di Daniela Domenici
Mi sono lasciata subito irretire nella trama abilmente e sapientemente creata da Erica Gazzoldi, una giovane (nata nel 1989 a Manerbio in provincia di Brescia) e straordinaria poetessa autrice de “La tessitrice di parole”, sua prima silloge poetica.
Sono molteplici i motivi per i quali mi sono innamorata del suo libro, iniziamo dal più eclatante: Erica è capace di creare splendide poesie in vari idiomi: oltre che in italiano, in latino, in inglese, in francese e pure nel suo dialetto natio, il pavese.
E come se non bastasse si diverte a utilizzare varie forme metriche: del sonetto petrarchesco a quello shakespeariano non tralasciando la terzina dantesca con cui esordisce nella prima lirica della sua silloge e divertendosi a passare dalla rima baciata a quella alternata e inserendoci anche un acrostico.
Ancora una cifra distintiva è l’uso sapiente di neologismi creati ad hoc oltre che, in alcune liriche, di un italiano aulico, bellissimo.
Tutte le sue liriche sono intrise di una profonda fede, in alcune è più evidente che in altre, e anche di un profondo amore per la sua terra e per il “suo” fiume, il Ticino.
L’elemento che fa da fil rouge a tutta la silloge sono i tre “momenti” narrativi in cui l’autrice ci descrive i suoi incontri con la tessitrice di parole, immaginifici, dolcemente suadenti come questi, per esempio, in cui la tessitrice dice: “hai capito cosa faccio alle parole?…Le corteggio, le prendo per mano e le intreccio in tessuti completamente nuovi…così scompongo la realtà e rimetto insieme i suoi pezzi…lambita dalla luna la tessitrice intrecciava sussurri e fioche cantilene. I lunghi fili sonori serpeggiavano sul balcone, sul davanzale, sul pavimento della camera, ai piedi del letto…” e conclude con “…tu sei mortale? (la tessitrice risponde) Io sono fatta di questi – ha sollevato il fagotto che portava vibrante di parole tessute – finché essi non moriranno così sarà di me”.
Erica, un giovane talento che farà parlare di sé, la seguirò con infinito piacere.
Cara Daniela, la tua recensione è molto tenera con la sottoscritta e te ne ringrazio di cuore. 😀 Però, c’è un equivoco… Il fiume di cui parlo è bensì il Ticino, che ha accompagnato i miei anni di studi a Pavia. Il mio dialetto natio, però, è il bresciano… ed è in quello che sono scritte le poesie dialettali a cui ti riferisci. Mi scuso…
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mi scuso io per l’equivoco, Erica, sono felice che sia stata di tuo gradimento 🙂
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