“Il ritrovamento dello zio bambino” di Caterina Emili, recensione di Daniela Domenici
Poco più di due mesi dopo il mio primo “incontro” biblio-virtuale con Caterina Emili
torno a immergermi nella sua scrittura con questa sua opera intitolata “Il ritrovamento dello zio bambino”; la location è sempre la sua amatissima Ceglie con la sua lingua così particolare e il protagonista è sempre Vittore circondato dai suoi pochi ma speciali amici: il Professore, Mario e Maria.
Anche in questo suo libro Emili “incarica” Vittore, investigatore per caso e molto sui generis, di fare luce su un evento che è accaduto cinquant’anni prima e in cui lui s’imbatte casualmente: il ritrovamento di una cassa di metallo risalente al periodo bellico dentro la quale c’è il cadavere di un bambino, lo “zio bambino” che dà il titolo al libro.
E ancora una volta Vittore si metterà in viaggio per dipanare la matassa, indagherà con goffa delicatezza sentendosi ormai quasi cittadino cegliese, accolto e amato, lui che ha lasciato la sua natia Umbria per vivere in questa terra descritta con tono così innamorato dall’autrice che continua a “colorare” i suoi dialoghi usando lo stretto dialetto pur arricchendolo con le traduzioni (che ho provato di nuovo a non leggere…).
Solo nelle ultime pagine si arriverà al vero motivo della morte del piccolo e all’autore della stessa ma sempre con una delicatezza e leggerezza di toni che sono il valore aggiunto dello stile di Caterina Emili.