Un seme nella neve, poesia di Emils Skujenieks, proposta da Adele Libero
In occasione della giornata della memoria, pur avendo scritto numerose poesie sul tema, vi vorrei proporre questa poesia di un pluripremiato poeta lituano, confinato per tantissimi anni nei campi di lavoro dell’ex Urss, i ben noti gulag.
La neve smorza l’ocra autunnale.
E il cielo riacquista il suo blu usuale.
E rosso, curato e pasciuto
occhieggia il mattino muto.
Sale lento il sole – non si deve affrettare
Va il mondo, così come deve andare.
E tu stesso di fronte a un giorno di tal quiete,
non vuoi più sbattere la testa alla parete
divincolarti dal sonno, questo ti preme,
e nella neve affondare un quieto seme.
Parlare, scrivere, piantare e seminare,
così, perché non ti possano più ammazzare.
Seppur dalle nuvole la terra è avvolta,
il sole ruota, il sole ruota,
Per quanta nebbia l’orizzonte serra,
sorride il sole e allatta la terra.
E tu stesso del sole assaporerai il latte
per ogni tuo giorno, per ogni tua notte.
Ricordiamo che questi campi, resi attivi dagli anni trenta e finiti, forse, dopo i cinquanta, hanno visto sofferenze indicibili di un persone che si erano opposte ad un regime.
Non esiste un computo esatto delle perdite umane: secondo il premio Nobel Solgenitsin ed altri dissidenti sovietici si parla in genere di 60 milioni. Sessanta milioni oscurati e dimenticati.