legge sull’omofobia, che fine ha fatto? di Alessandra Chini
E’ molto bello essere di tutti i colori. E se qualcuno non vuole accettare tutti i colori del mondo e pensa che un colore è migliore e deve avere più diritti di un altro o che un arcobaleno è pericoloso perché rappresenta tutti i colori.. Beh, peggio per lui. Sinceramente, questo qualcuno lo lasciamo senza musica”. Parola di Michael Holbrook Penniman Jr., in arte Mika che al Festival di Sanremo, ha tenuto, in italiano, un discorso anti-discriminazioni.
Lo scorso anno a Sanremo molti cantanti scesero sul palco con nastri arcobaleno in favore della legge sulle Unioni civili.
La legge Cirinnà ha avuto poi il via libera. Mentre è rimasta al palo quella contro le discriminazioni di carattere omofobo.
Ma a che punto è la legge sull’omofobia in Parlamento?
Il testo, che ha come prima firma quella del sottosegretario Dem Ivan Scalfarotto, approvato dalla Camera il 19 settembre 2013, e trasmesso dopo 4 giorni a Palazzo Madama, non è nel calendario dell’Aula e non procede da tempo, anche se sono stati da molto presentati gli emendamenti.
Il provvedimento introduce nel nostro ordinamento il reato di discriminazione e istigazione all’odio e alla violenza omofobica. E nella legge Mancino, l’aggravante di omofobia. Temperata, pero’, dalla previsione esplicita che “non costituiscono discriminazione la libera espressione di convincimenti o opinioni riconducibili al pluralismo delle idee”, anche nel caso siano “assunte” in “organizzazioni” politiche, sindacali, culturali, religiose.
Viene previsto, tra l’altro, il carcere fino a un anno e 6 mesi o la multa fino a 6.000 euro per chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi fondati sull’omofobia o transfobia.
Reclusione da 6 mesi a 4 anni per chi in qualsiasi modo “istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi» fondati sull’omofobia o transfobia”.
Reclusione da 6 mesi a 4 anni chiunque partecipa – o presta assistenza – ad organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi fondati sull’omofobia o transfobia. Tali formazioni sono espressamente vietate dalla legge. La pena per coloro che le promuovono o dirigono è la reclusione da 1 a 6 anni.
Nel testo viene specificato che ‘non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio o alla violenza.
Infine è previsto che l’Istat faccia rilevazioni con cadenza almeno quadriennale sulle discriminazioni e sulla violenza, misurandone le caratteristiche fondamentali e individuando i soggetti più esposti al rischio.