Per sapere la verità, di Maria Masella, recensione di Daniela Domenici

L’Agatha Christie di Zena, Maria Masella, colpisce ancora: questo suo “Per sapere la verità”, scritto, come dichiara lei nell’introduzione, negli anni ’80, poi lasciato in un cassetto e infine ritrovato e pubblicato, si divora in un soffio e non si riesce a riemergerne fino alla fine quando, con un colpo di scena assolutamente inaspettato, scopriremo chi sia/no stati/e gli/le assassini/e nei due omicidi.

Ancora una volta perfetto l’escamotage di far parlare alternativamente, in prima persona e al presente, la protagonista, la moglie di Pietro, il primo dei due morti, docente universitario alla facoltà di matematica (materia che Masella ha insegnato alle superiori NdR), e il commissario che indaga sui due fatti di sangue; ancora più particolare, secondo me, il fatto di scegliere di non dar loro un nome, saranno, per tutto il libro, “la moglie” e “il commissario” mentre gli/le altri/e protagonisti/e ce l’hanno, da Ornella e Corrado, sorella e cognato di Pietro, a Laura e Clara, amiche, e alla signora Mauri, coinquilina, e altri/e ancora.

Genova è, anche qui, personificata, non è soltanto il luogo in cui avvengono i fatti ma ne è parte integrante; l’autrice la conosce e la ama così profondamente che ci sa guidare con le sue parole a tal punto che sembra di camminare insieme a lei: bravissima!!!

Concludo con i complimenti al suo stile narrativo, che ho già avuto modo di apprezzare ed elogiare: sintetico, velocissimo, senza fronzoli ma assolutamente perfetto, ad hoc per un giallo.