accadde…oggi: nel 1999 muore Annarita Buttafuoco, di Patrizia Gabrielli (NOE centro culturale delle donne Mara Meoni)

Annarita Buttafuoco

Storica autorevole, docente universitaria e figura di indubbio carisma, Annarita Buttafuoco nasce a Cagliari nel 1951, ben presto lascia la Sardegna per l’isola d’Elba dove trascorre infanzia e adolescenza con la madre e il fratello. Frequenta le scuole superiori, poi si trasferisce a Roma dove si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia per conseguire nel 1974 la laurea con una tesi sul sanfedismo (relatore prof. Vittorio Emanuele Giuntella, correlatrice prof.a Ida Magli). All’Università La Sapienza di Roma avrà il suo primo incarico di assegnista, poi altri le verranno conferiti presso la Facoltà di Magistero di Arezzo (Università di Siena), Ateneo dove insegna un’altra autorevole storica Franca Pieroni Bortolotti. A Siena le due studiose si incontreranno: «Alla fine dell’estate del 1977 Franca Pieroni Bortolotti mi telefonò, dopo aver letto un mio scritto su Eleonora Fonseca Pimentel per complimentarsi con me; io non la conoscevo se non per i suoi lavori, ed il suo gesto mi parve straordinario ed emozionante, considerati i rapporti che solitamente intercorrono nell’ambito accademico. Benché non condividesse del tutto il taglio da me scelto per quel lavoro e pur non conoscendomi affatto, mi invitò a tenere un seminario di un anno presso la sua cattedra» (Introduzione a Sul movimento politico delle donne, cit., p. LIV).
È questo uno dei rari riferimenti autobiografici che si rinvengono nella produzione di Buttafuoco, una rarità che testimonia la sua riservatezza; se la passionalità era un tratto del suo carattere è altrettanto vero che Annarita non amava narrare pubblicamente la propria storia: inclinazione che le sue biografe non possono trascurare.
Negli anni Settanta il femminismo conosce la sua stagione d’oro mentre la storia delle donne compie i suoi primi passi. È in questa cornice che, nel 1975 a Roma, Annarita Buttafuoco fonda con altre esponenti dell’intellettualità femminista, la rivista «DWF donna woman femme» (poi «Nuova DWF, donna woman femme»), di cui assume la direzione dal 1978 al 1986. La rivista si conferma come spazio di confronto e di circolazione di progetti e ricerche con un’impronta interdisciplinare e internazionale. L’impegno politico anima il “mestiere di storica” che Annarita si è scelta, e ciò anche negli anni della sua produzione giovanile, quando la domanda politica che sottostà ai suoi saggi emerge con maggiore evidenza, quasi con sfrontatezza. È proprio l’amalgama tra rigore scientifico e passione politica a conferire spessore etico alla sua opera.
L’importanza politica, oltre che culturale, di offrire alle donne una memoria storica non si traduce mai nella definizione di genealogie femminili lineari e legittimanti quanto piuttosto in un complesso e talvolta scomodo confronto con il passato.
Sulla formazione della studiosa, oltre alle intuizioni teorico-politiche del movimento delle donne, hanno però un’evidente influenza i risultati raggiunti dalle storiche francesi e da quelle anglosassoni, che restano i riferimenti fondamentali dei suoi lavori successivi, le acquisizioni maturate dalla storiografia sulle donne in Italia, nonché il fermento che attraversa la storia contemporanea. Fondamentale per ricostruire questo processo di maturazione è anche la sua concreta esperienza negli archivi, la padronanza acquisita dal vaglio, dalla lettura e dall’interpretazione delle fonti d’archivio. I “segreti dell’archivio”, il “piacere dell’archivio” coinvolgono Buttafuoco – come lei stessa ha in più occasioni rilevato – e da questo prezioso materiale, attraversato e indagato con passione e curiosità, discendono il rigore e la peculiarità delle sue ricerche.
Il lungo e paziente lavoro intrapreso nei primi anni ottanta a Milano (che diverrà insieme ad Arezzo città di adozione e dove avviene l’incontro e si salda l’amicizia con Elvira Badaracco) presso l’archivio Majno – “una vera miniera“ stando alla definizione di Buttafuoco – le consente di approfondire la conoscenza di alcune figure del movimento e di affinare il proprio metodo di lavoro. Da questo scavo, e dall’applicazione di categorie analitiche assorbite da molte e diverse letture, prende corpo la sua principale opera, Le Mariuccine. Storia di un’istituzione laica: l’Asilo Mariuccia, edito nel 1985, giunta nel 1998 alla sua terza edizione.
Esaminare la sua produzione, che percorre almeno due secoli di storia, si traduce nell’incontro con il movimento delle donne, con le sue vittorie e con le sue sconfitte, con le idee e i soggetti che animarono il dibattito per i diritti, la costruzione di un nuovo paradigma della cittadinanza e la proposta di un nuovo modello femminile.
Le donne, le loro esperienze di vita, così come quelle politiche e culturali, nonché la difficile e non sempre risolta comunicazione e trasmissione tra diverse generazioni sono state a lungo al centro degli interessi di studio di Annarita Buttafuoco e del suo impegno femminista. Proprio questa consapevolezza ha animato il suo infaticabile lavoro, quasi ai limiti dell’ostinazione, nell’edificazione di luoghi di valorizzazione della memoria storica, del patrimonio politico e culturale del movimento e nella diffusione dei nuovi risultati maturati dalla ricerca storica. Vocazione che trova conferma nel suo tenace lavoro di docente universitaria. Nel 1981 è ricercatrice ad Arezzo, nel 1992 professore associato. Nel 1995 dà vita con Marina Zancan al dottorato in storia delle scritture femminili presso l’università La Sapienza di Roma. Tra le socie fondatrici della Società italiana delle storiche, che presiede dal 1991 al 1995, coordina dal 1989 al 1998 la Scuola estiva di storia e culture delle donne, promossa prima dalla Società italiana delle Storiche e dall’Università di Siena, e successivamente anche dal dottorato di Storia delle scritture femminili dell’Università La Sapienza.
Nel 1993 assume la Presidenza dell’Unione femminile. Le scelte operate, a partire dai primi mesi della sua presidenza, si misurano da un lato con la tradizione, dall’altro, proponendosi di stare al passo con i tempi, imprimono forti segnali di cambiamento. Le scelte compiute nel passato vengono riempite di contenuti e finalità nuove e la stessa attività a favore del consolidamento di quel patrimonio conosce un’impennata e si nutre di una progettualità politica e intellettuale, della consapevolezza che proprio quelle risorse, a partire da una sede visibile dotata di spazi diversi, avevano costituito per decenni una base indispensabile, irrinunciabile, per la promozione delle iniziative, oltre ad essere state fonte di credibilità e di autorevolezza per l’Unione favorendone i rapporti con la società civile e con le istituzioni.
Sempre a Milano, dopo aver istituito la Fondazione Elvira Badaracco, fonda gli Archivi riuniti delle donne, che si affermano come un centro di conservazione di fondi archivistici di rilevanza nazionale e internazionale, nonché come luogo di studio e di lavoro per tante giovani ricercatrici.
Nel 1996, in occasione del cinquantesimo anniversario del voto alle donne in Italia, realizza un progetto a lungo coltivato che può essere letto in relazione alla sua attenzione alla divulgazione della storia e della memoria delle donne. Si tratta della mostra iconografico-documentaria Cittadine. Il voto alle donne in due secoli di discussioni, immagini, racconti, biografie (Biblioteca Città di Arezzo, luglio 1996).
Tra i suoi ultimi lavori merita di essere menzionato il Dizionario sulla cultura delle donne rimasto incompiuto, in cui si proponeva un accurato lemmario che spaziava dalla politica alla cultura, dalle arti alla moda e offriva dati e notizie su donne diverse con schede biografiche che ne illustravano le scelte professionali, politiche e quelle di vita.
Nei suoi ultimi anni Annarita si era dedicata alla biografia di Matilde Bassani Finzi, ebrea e partigiana, una ricerca che ci fa supporre un suo desiderio di tornare a misurarsi sul “terreno estremamente scivoloso ed insicuro” della biografia, anche attratta dal ricco dibattito che aveva coinvolto studiosi e studiose e di cui lei, anche in qualità di presidente della Società italiana delle storiche, era stata promotrice.
Dal 2007 il Comune di Portoferraio ha dedicato ad Annarita Buttafuoco un piazzale che porta il suo nome.