è morta Lina Wertmuller, per ricordarla ecco la mia recensione al suo libro “La testa di Alvise”
…ma il titolo completo del libro, chilometrico come quelli dei suoi tanti, splendidi film di questa straordinaria regista, è “Essere o avere. Ma per essere devo avere la testa di Alvise su un piatto d’argento”, un’opera che l’autrice, come dichiara nell’ultima pagina, ha scritto nell’arco di ben 18 anni: dal 1962 al 1980.
Lina Wertmuller che conoscevo, come molti di voi, solo come regista mi si è rivelata con questo libro anche una eccezionale scrittrice, anzi, per meglio dire, un’affabulatrice che colora e arricchisce ogni paragrafo delle sue 217 pagine con gocce di una cultura multiforme ed enciclopedica che lascia attonito il lettore; oltre che, naturalmente, con quella sapiente e delicata ironia che la caratterizza e che fa sorridere durante la lettura immaginando di assistere a una scena dei suoi tanti e celebri film.
I protagonisti di questa storia sono Alvise e Sam, figli di due “sorelle di latte”, che vengono seguiti dalla Wertmuller nel loro peregrinare in vari luoghi del mondo.
Il libro è suddiviso in due parti: la prima, la più breve, è ambientata nel 1939, poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, quando Alvise e Sam sono ancora due bambini totalmente estranei e diversi per estrazione sociale e vita pregressa che diventano amici per necessità nel lager in cui vengono rinchiusi, senza più alcuna notizia delle loro rispettive famiglie, perché sono di famiglia ebrea, riescono in qualche modo a sopravvivere e poi fuggire in modi incredibili, quasi donchisciotteschi, da un luogo all’altro dell’Europa fino all’arrivo, rocambolesco anche questo, a New York con sosta a Ellis Island dove le loro strade si divideranno.
La seconda parte, la più lunga, ha luogo esattamente quarant’anni dopo, prima a New York e poi in vari altri luoghi del pianeta, quando, casualmente, Alvise e Sam si incontrano nuovamente, sono diventati due “number one” nei loro rispettivi campi (ma non vi voglio dire altro, vi toglierei tutta la sorpresa e il piacere sopraffino di leggerlo…) e da lì è tutto un fuoco pirotecnico di avventure senza fiato, divertentissime, anche commoventi in alcuni punti, da cui non vorrete uscire fino alle ultime righe, sempre magistralmente orchestrate dalla grande Lina.