you are not a man but mud, di Loredana De Vita

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La guerra, quando finirà, se finirà, come finirà, lascerà strascichi profondi ovunque, nelle città e nelle persone, nelle tombe e nelle ricostruzioni, nelle vittime e in chi ha sofferto da lontano.
Come potrebbe essere diversamente quando la violenza si sostituisce alla bellezza e all’intelletto?
La guerra costruisce rabbia, desiderio di vendetta e sfiducia, per questo dura in un “per sempre” inesplorato che scava tane profonde nel cuore di ogni persona, anche la più nobile e fiera.
Non mi appartiene la violenza, ma non sopporto questo massacratore che crede di essere un dio contro il quale nessuna ritorsione sia possibile e che si erge a padrone e giustiziere del mondo esterno e interno di ogni persona.
Non sono incline alla violenza né me la spiego se non come un desiderio assoluto e folle di un potere sulla vita e sulla morte che mai potrà davvero rispondere ed esaudire quel bisogno maligno di prevaricazione poiché, nell’atto di distruggere, la violenza distrugge chi la pratica.
Mi domando, allora, perché insistere, perché godere del numero delle vittime, perché simulare vittorie che non ci sono e non ci saranno poichè nessuno esce vincitore da una lordura infame come la guerra, ogni guerra.
Quale appagamento può dare la violenza a un uomo sano di mente, stabile e autorevole nel pensiero e nello spirito, critico della complessità della società e pronto a lavorare per il bene del suo popolo? Nessuno.
Allora, perché?
Adoperare violenza è l’esatto contrario di quello che occorre per rendersi persone degne, amate, rispettate, seguite.
Allora, perché?
Chiunque può facilmente comprendere che la violenza danneggia tutti e che non viene amato chi usa come arma la paura, ma, anzi, questi si prepara a essere a sua volta usurpato e punito in ugual misura.
A che cosa serve costruire paura? Quanta innocenza è distrutta in nome di una conquista spregevole sulla vita degli altri?
In realtà, non è potente colui che uccide o ordina di farlo mantenendo intonse (apparentemente) le proprie mani, ma lo è chi con sapienza e intelligenza si dispone al dialogo.
Come è possibile non comprendere che nella forsennata sete di potere, questo non può essere ottenuto con modalità distruttive che dilaniano l’oggetto stesso del potere, l’economia?
Uomini fuori tempo, uomini in ritardo, uomini senza intelletto né rotta, quale sarà la vostra destinazione?
Prigionieri nel “macello” di carni tenere e innocenti, quale sarà la vostra vittoria? Sedati dal puzzo di carne marciscente e marchiati a vita dalle vostre mani insanguinate, quale sarà la vostra conquista?
Uomini non-uomini, sbrindellati ma stupidamente alteri della vostra insufficienza, uomini incapaci di immaginare il bene e il bello, uomini prigionieri dell’odio e della vendetta, uomini senza prospettiva perché senza amore… Uomini non-uomini, siete voi stessi la vostra condanna e mentre io piango per la sofferenza vana degli innocenti, voi, vergognatevi della vostra infamia, poiché le vostre risate già si spengono sulle labbra incapaci di amare mentre sprofondate nel fango sporco di cui voi stessi siete materia.