accadde…oggi: nel 1826 nasce Teresa Filangieri Fieschi Ravaschieri, di Antonio Corbisier
“Fa . sì che mi discenda di nuovo nell’anima un raggio di quella consolazione divina, che provai in quel giorno nel vederti così bella di religioso ardore, così sana, così lieta, così amorosa. L’estate dell’anno 1858 fu passata da noi a Roccapiemonte, ed avvenne ivi che io le volli dare qualche lezione, ed ebbi agio di provare il suo ingegno, quando le detti da svolgere per componimento un qualche soggetto astratto”. Così nelle parole di una madre, Teresa Filangieri Ravaschieri Fieschi, alla figlioletta Lina.
Teresa Filangieri nacque a Napoli nel 1826, fu una filantropa e scrittrice. Molte sue opere sono conservate presso la Biblioteca nazionale di Napoli. Dedicò la sua vita agli indigenti aiutandoli materialmente e spiritualmente. Organizzò molti spettacoli teatrali per beneficenza e fondò un ospedale nel 1880, il Santobono, intitolato alla figlia Lina morta a soli 12 anni e dove sono custodite le sue spoglie. Teresa sposò Vincenzo Ravaschieri Fieschi, duca di Roccapiemonte.
La nipote del filosofo e patriota napoletano Gaetano Filangieri visse a Roccapiemonte, a Villa Ravaschieri. Il principe Giovanni Del Drago Fieschi Ravaschieri la vendette alcuni anni fa ad un imprenditore locale insieme all’annessa Chiesa della Madonna dei Sette Dolori o di S. Vincenzo (opera dell’architetto napoletano Ferdinando Sanfelice). Villa Ravaschieri è un gioiello dell’architettura classica immerso in un parco con piante secolari tra cui il pino marittimo più grande d’Italia.
Diversi autori si sono occupati della nobildonna napoletana e del suo rapporto con la figlia Lina. Ultima la ristampa della biografia dedicata da Teresa Filangieri alla figlia dal titolo “Lina” nella collana Sommersi & Salvati dell’editrice Il Grappolo. «La collana -dice il critico letterario Francesco D’Episcopo, che ha curato l’edizione del volume e ne ha scritto la prefazione,- vuole essere un progetto di recupero attento e scrupoloso di testi fuori dai cataloghi, non più ristampati, dimenticati o sepolti dall’oblìo. Il libro racconta il dolore indicibile di una madre. L’affetto smisurato e la pietas di una dolce fanciulla. I viaggi, le atmosfere, le speranze e i sogni infranti di una nobildonna d’altri tempi nel disperato tentativo di conservare memoria della sua bambina venuta a mancare nel fiore degli anni.
Teresa Filangieri ha saputo descrivere tutto questo con uno stile insieme asciutto e partecipe che di certo non lascerà insensibile il lettore arrivando, anzi, a toccare le corde più profonde dei nostri animi. Lina è, dunque, non un semplice romanzo di memorie, ma il testamento spirituale di una madre che ha consegnato alla storia i sentimenti e il coraggio di lottare contro la malattia della propria adorata bambina». Anche Carla Marcone, scrittrice napoletana, ha dedicato alla nobildonna Teresa Filangieri un romanzo dal titolo “Teresa e la luna”, edito da Scrittura e Scritture.
La scrittrice non lascia al lettore neanche un attimo di tregua; lo trascina in una Napoli ottocentesca con i suoi rumori, i suoi profumi, la sua gente. Infine la studiosa Valeria Jacobacci ha dedicato una toccante biografia dal titolo “Io, Teresa Filangieri” alla filantropa e nobildonna napoletana. Teresa Filangieri nel 1847 sposò il duca Vincenzo Ravaschieri Fieschi.
La sua attività filantropica ebbe inizio a metà secolo, quando la nobildonna frequentava prestigiosi salotti nobiliari della capitale borbonica. La sua attività caritatevole e dei suoi amici si univa alla passione per il teatro amatoriale: il ricavo degli spettacoli allestiti da Teresa, Paolina, Augustus e dai loro amici veniva destinato alla beneficenza. Anche i rapporti con i domestici e in genere con le classi povere erano improntati alla filantropia: Teresa e Paolina raccoglievano dalla strada ragazzi e ragazze cui insegnano a leggere e a scrivere e che educavano nelle proprie case come domestici (pratica ricorrente nella filantropia ottocentesca). Durante le loro villeggiature nel villaggio di Castagneto, le due amiche assistevano i poveri locali. In seguito Teresa, insieme al medico Calabritto, intraprese il risanamento di quel piccolo paese.
Dopo l’Unità, la filantropia di Teresa uscì dai salotti e dalla sfera delle relazioni private per imporsi sulla scena cittadina e istituzionale. Durante il colera del 1873, il Comitato organizzato per i soccorsi le affidò l’organizzazione di cucine popolari gratuite. Nel 1879 iniziò a lavorare al suo progetto più ambizioso, nel quale – col consenso del marito – impiegò parte della sua dote: l’ospedale per malattie infantili intitolato al nome della figlia Lina, scomparsa, appena adolescente, nel 1862. L’ospedale fu inaugurato nel 1880, avendo trovato finanziatori illustri, tra cui la coppia reale.