elogio dell’attesa, di Loredana De Vita

Faccio il mio elogio all’attesa, per quanto essa possa essere dolorosa.
Non bisogna temere l’attesa, poiché nell’attesa non si spera soltanto, ma in qualche modo ci si prepara.
È come una donna che aspetta il suo bambino e spera che stia bene, che possa stringerlo presto tra le sue braccia e, intanto, si prepara a quell’abbraccio che non sarà meno accogliente solo perchè non tutte le aspettative si realizzeranno come pensava.
Quello che è molto importante nell’attesa, infatti, è il lavoro che si fa su sé stessi, poiché ogni risultato di ogni attesa opera un cambiamento ed è quindi importante che ciascuno si prepari e si disponga ad accoglierlo.
Attendere senza essere pronti al cambiamento, senza essersi preparati alla possibile mutevolezza di quello che seguirà, è una sconfitta che precede la conclusione dell’attesa stessa, poiché, infatti, non si può immaginare sé stessi solo nel compimento desiderato dell’attesa, ma bisogna anche essere in grado di prevedere un risultato opposto a quello sperato e questo non significa aver perso, ma solo dover essere pronti a dare forma al coraggio di rialzarsi e procedere oltre sebbene con modalità e percorsi differenti.
L’attesa insegna la pazienza e l’accuratezza. Non si possono precorrere i tempi né stabilirli a proprio piacimento, d’altra parte, questa sensazione di sospensione non deve lasciar spazio solo all’ansia, ma alla cura con cui si nobilita sé stessi nel prepararsi al passo che verrà dopo, qualunque esso sia.
L’attesa illustra come diventare capaci di avere una prospettiva senza trascurare tutti gli altri piccoli o grandi impegni che fanno parte del cammino del proprio divenire.
L’attesa non è una nemica da sconfiggere e diluire nel frastuono o nella dispersione e distrazione nell’illusione che il tempo decorra più rapidamente, l’attesa è ponderazione e riflessione, disposizione al ricongiungimento e riconoscimento di sé in sé e dell’altro in quanto altro da sé eppure, uguale a sé.
Quando l’attesa si completa, si può gioire o meno per il risultato, ma mai si deve rinunciare al proprio equilibrio e all’onestà lucida della propria rotta.
Imparare ad attendere matura l’essere umano e lo rende degno della sua dignità.

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