accadde…oggi: nel 1917 nasce Charlotte Salomon, di Lidia Piras
Il talento di Charlotte Salomon, giovane artista ebrea berlinese, prende forma durante il nazismo. La sua vicenda artistica si concentra in una sola opera Vita? o teatro?, una raccolta di circa ottocento immagini con cui l’autrice ripercorre la propria vita, in uno stile che fa incontrare la pittura con il fumetto e il cinema. L’opera si conclude poco prima che l’autrice venga prelevata dalle SS ed “eliminata”, ventiseienne, ad Auschwitz.
Charlotte narra di se stessa e della sua famiglia ricorrendo contemporaneamente alla illustrazione, alla scrittura poetico filosofica e al commento musicale. Il linguaggio, all’epoca assolutamente inedito, varia a seconda del soggetto trattato; la continua metamorfosi stilistica è testimoniata da centinaia di fogli che toccano in modo diretto o metaforico le esperienze salienti della formazione affettiva e culturale della pittrice.
Charlotte nasce il 16 aprile 1917 da genitori entrambi ebrei: Albert Salomon è chirurgo e professore universitario, Franziska Grunwald è infermiera. La madre, quando Charlotte ha nove anni, si uccide lanciandosi da una finestra; ma alla bambina viene raccontato che essa è morta per una grave malattia. Ugualmente, le viene nascosto che questo è solo l’ultimo di una serie di suicidi tra le donne della famiglia.
Per quattro anni Charlotte è affidata a un’istitutrice, poi il padre si risposa con Paula Lindberg, contralto di fama. Sentimenti di adorazione e di gelosia si confondono nel rapporto con la matrigna, che diviene una importante figura di riferimento per Charlotte. Attraverso Paula la giovane si accosta alla musica e all’arte, mentre nel paese cresce il consenso al nazionalsocialismo.
Nel 1933, con Hitler al potere e le leggi razziali, i nonni materni emigrano prima in Italia, poi in Francia a Villefranche-sur-Mer. Albert Salomon resiste in Germania con la famiglia e tenta ancora per qualche tempo di esercitare la propria professione. Nel 1935 Charlotte viene accettata, unica «giudea al cento per cento», alla Scuola Nazionale dell’Accademia di Belle Arti di Berlino; qui apprende le tecniche tradizionali, ma produce anche lavori che mostrano l’influenza di alcune opere moderne, presenti nella Biblioteca dell’Accademia e scampate alla campagna hitleriana contro la cosiddetta “arte degenerata”. L’esperienza in Accademia porta a Charlotte Salomon nuove amicizie e affetti, ma è segnata anche da discriminazioni, come l’esclusione per motivi razziali da un concorso che la vedeva favorita.
La situazione politica tedesca precipita con la “Notte dei Cristalli”: il 9 novembre 1938 le sinagoghe vengono assalite, 30 mila ebrei vengono avviati nei lager, i loro negozi distrutti. A seguito di una breve detenzione del padre, che verrà liberato grazie agli sforzi della moglie Paula, Charlotte decide di abbandonare Berlino e raggiungere i nonni materni in Francia; dal canto suo il padre parte con la moglie per l’Olanda.
Una notte di settembre del 1939 (anno segnato dalle prime aggressioni italo-tedesche), Charlotte sventa il suicidio della nonna, caduta in depressione a causa degli eventi; in questa occasione la giovane viene informata sul tragico passato familiare. L’esperienza stravolge Charlotte, che alterna fasi di ansia a depressione fino a temere di perdere la ragione.
È a questo punto che la giovane si aggrappa all’arte come ad una possibilità salvifica; Charlotte inizia a dipingere con energia instancabile, decisa a «creare qualcosa di veramente folle e singolare».
Infatti in meno di due anni (1940-1942) elabora un’opera completa che fa incontrare teatro, pittura e musica: la intitolerà Vita? o Teatro?
Le tavole rilegate del suo “capolavoro” nella stesura finale sono 800, che con i disegni preparatori, le prove e la produzione di contorno diventano più di 1300. In esse Charlotte Salomon rielabora i lutti subiti e il rapporto con la seconda madre, rievocando anche l’esilio in Francia e la brutalità dell’ascesa del nazismo.
La testimonianza della shoah da parte della pittrice è legata soprattutto ad alcune scene che registrano le campagne di odio nei confronti degli ebrei, la tracotanza delle parate naziste, gli atti inauditi di violenza, la confusione e il terrore della popolazione inerme di fronte alle continue aggressioni.
Come una poderosa graphic novel, le gouache per impianto e composizione risentono delle arti del cinema e della fotografia, in una sintesi originale che è illustrazione, pittura, grafica, racconto, acquisizione piena delle estetiche a lei contemporanee.
Le opere percorrono la storia di famiglia fin dal 1913, anno in cui si era suicidata la zia diciottenne di cui la pittrice porta il nome. Vita o Teatro? descrive le trasformazioni sociali durante il nazismo, l’esilio, i luoghi di riferimento, l’amicizia e gli amori: quello per un giovane musicista e filosofo, reduce amareggiato e tormentato della Prima Guerra Mondiale; quello per Alexander Nagler, che restituisce serenità alla pittrice tanto che alla fine i due si sposano e vanno a vivere insieme.
Attraverso questo percorso artistico Charlotte esprime liricamente una materia altrimenti tragica e distruttiva, si apre a nuovi progetti e riprende voglia di vivere, almeno per il tempo che le rimane.
Ma il mondo va incontro alla fase parossistica della guerra, la coppia viene presa nel corso di una retata e l’artista, incinta di pochi mesi, finisce in camera a gas il giorno stesso dell’arresto.
Il racconto della sua vita è stato tratto in salvo da un’amica americana, Ottilie Moore, che lo ha riconsegnato ai familiari dopo la guerra; attualmente esso è custodito presso il Joods Historisch Museum di Amsterdam.