Breve intervista alla sottoscritta sul carcere

Mi è stato gentilmente chiesto di rispondere ad alcune domande sul mio impegno come volontaria in carcere da una persona che si sta occupando, per i suoi studi, delle tematiche del carcere e dell’ergastolo in particolare. Onorata e felice di questa richiesta le ho risposto con le parole che troverete di seguito e che ho il piacere di condividere con voi…

Ciao Daniela, Ti ringrazio anticipatamente per il tempo che mi hai dedicato e che mi dedicherai, ti illustro brevemente di cosa dovresti parlare nella tua testimonianza “emozionale” (sentiti libera comunque di scrivere ciò che voi). Dovresti fare un tua breve presentazione, chi sei, cosa fai e scrivere su cosa ti ha spinto ad avvicinarti a queste persone, cosa dai tu a loro ( a livello emozionale) e cosa danno loro a te.

Mi chiamo Daniela Domenici, ho 54 anni, attualmente vivo a Firenze ma prima ho vissuto trent’anni in Sicilia dove mi sono sposata e ho avuto tre figli; sono docente di inglese, scrivo articoli culturali per un quotidiano online e sono correttrice di bozze ed editor di libri prima della pubblicazione.

Cosa mi ha spinto ad avvicinarmi al mondo del carcere? La voglia di dare affetto  e voce a chi non ne ha più o non ne ha mai avuta; un giorno con mio marito abbiamo iniziato la nostra attività di volontariato in un carcere siciliano facendo cineforum prima a una sola sezione del carcere d poi a tutte le persone ristrette a rotazione. Quello che loro hanno dato a me in quei due anni non è quantificabile a livello pratico ma solo emozionale e culturale ed è infinitamente molto di più di quello che io ho potuto dar loro anche se, purtroppo, la struttura detentiva in cui mi trovavo, come molte altre strutture istituzionali, non mi dava la possibilità di esercitare la mia voglia di vero volontariato per ottemperare a quanto dice l’art 27 della nostra Costituzione: rieducare per migliorare per poi reinserire in società.

Cosa ti ha portato a scrivere il tuo libro e in  qualsiasi altro progetto collabori.

Il mio libro “Voci dal carcere”, edito da youcanprint.it, è nato dalla voglia, appunto, di dar voce alla popolazione detenuta; ho prima copiato ogni lettera che mi è arrivata sia dal carcere in cui ero volontaria che dalle altre carceri con cui sono in contatto, e cioè Favignana, Spoleto, Catanzaro e Carinola, e poi ho strutturato il mio libro alternando le opere dei miei amici detenuti con i miei articoli, le mie riflessioni sul carcere in modo da non far annoiare l’eventuale lettore ma da tener sempre desta la sua attenzione su questo argomento che mi tocca molto da vicino. Attualmente non ho altri progetti se non continuare a scrivere ai quattro amici nelle quattro carceri suddette a cui ho già mandato una prima bozza di questo mio libro per dar loro il piacere di vedere i loro nomi e le loro opere.

Cosa pensi di questa pena,e quale alternativa proporresti all’ergastolo ostativo?

L’ergastolo va abolito e, a maggior ragione, l’atrocità, l’abominio dell’aggravante dell’ostatività, siamo gli unici in Europa ad avere questa “pena di morte in vita” come la chiama Carmelo Musumeci da Spoleto, “l’Assassino dei Sogni”, rubo ancora un termine a Carmelo, cioè il carcere, con l’ergastolo e, soprattutto, con l’ostatività crea degli “uomini ombra”(sempre Carmelo) e l’art 27 non ha alcun senso, quindi, se rimane questa pena. Molte di queste persone, come per esempio Pasquale che è a Catanzaro, è in carcere da 30 anni, ne aveva 20 e ora ne ha 50, è un persona totalmente diversa da come era quando fu arrestato, o anche Carmelo, quindi non ha alcun senso tenere fuori dalla società, e soprattutto dagli affetti familiari, persone che sono completamente cambiate, migliorate, rieducate, pronte a dare il loro contributo attivo e positivo alla società. L’ergastolo non dà speranza, condanna alla morte in cella, si deve trovare una soluzione che sia sì punitiva del reato ma che lasci uno spiraglio di speranza di un futuro anche se non prossimo.