L’isola delle lepri di Anna Maria Falchi, recensione di Daniela Domenici

l'isola delle lepri

Un altro colpo di fulmine scoccato tra me e “L’isola delle lepri”, che mi ha “chiamato” dagli scaffali delle novità della mia biblioteca preferita, opera prima di Anna Maria Falchi, un’autrice, mia concittadina, che ci regala emozioni a non finire lungo tutte le 211 pagine di questo suo splendido romanzo d’esordio che è un inno d’amore, sconfinato e profondo, per la Sardegna, terra in cui la Falchi ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza e in cui ha lasciato il cuore.

Dalla seconda di copertina: “…la voce femminile…inizia il racconto, di una limpidezza sorprendente, di vicissitudini famigliari che hanno tratti antichi…in una Sardegna selvatica…si succedono, in una trascinante, a volte fosca, a persino spassosa catena di storie, avventure e sventure di sognatori e disgraziati innocenti, passioni amorose e vendette insensate, mescolate al rumore incessante del mare…in quella terra dove il sole brucia…”: non avrei saputo riassumere meglio questo libro affascinante.

E con una capacità di affabulazione rara e preziosa Anna Maria Falchi ci racconta le vicende di Antonello, padre della protagonista, da quando è ancora un bambino all’interno della sua numerosa famiglia fino alla dolorosa e tragica fine, una vicenda corale, epica direi, che “corre dal fascismo alla guerra fino agli ultimi decenni del secolo” grazie a una scrittura che “accompagnale vicende come una narrazione orale riversata in prosa: una lingua di oggi e…di sempre”.

Straordinaria la capacità visiva dell’autrice nel descriverci i luoghi dell’isola in cui si svolgono le varie fasi della storia così come lo scavo psicologico di ogni protagonista che viene così cesellato perfettamente: spero di conoscere de visu l’autrice data la… “concittadinanza” per farle a voce i miei complimenti.