“Quando la malattia colpisce un bambino…” di Daniela Domenici
…allora è ancora più dura da accettare, diventa inspiegabile, ti chiedi perché proprio a lui o a lei, perché deve soffrire così tanto e ti inventi un coraggio che non hai per aiutarlo/a a sopportare tutte le “torture” che gli/le verranno fatte…
…e uno stupendo, immenso coraggio mi è stato mostrato, in questi tre giorni di vero natale trascorsi in un ex convento, da parte di quattro famiglie ospiti, tutte di nazionalità diversa, una italiana, una eritrea, una libica e una rumena, che hanno un denominatore comune: la malattia del proprio figlio o figlia curata con professionalità e umanità straordinaria dai medici dell’ospedale Gaslini di Genova.
Ognuna di queste famiglie mi ha aperto il cuore e mi ha raccontato, e di questo le ringrazio infinitamente, l’odissea del proprio figlio o figlia dal momento della scoperta del male, tumore, leucemia, autismo, epilessia, talassemia, attraverso le varie cure, chemio, radio, trapianto di midollo, e così via, fino al momento attuale con i continui controlli, con una rassegnata dolcezza che mi ha profondamente commosso; avrei voluto abbracciarli/e uno a uno e spero che abbiano percepito quanto abbia apprezzato il loro doloroso coraggio nella malattia e i loro racconti dei disagi logistici ed economici che devono affrontare stando lontani dal proprio paese d’origine per così lunghi periodi.
Conosco bene queste torture, e sono sempre vicina e coinvolta nelle sofferenze altrui, so quando male fa vedere il proprio figlio ,specialmente quando è piccolissimo, vederlo torturare con accertamenti vari …ne so qualcosa sulla mia pelle …ringrazio solo Dio che sia stato tutto superato in diverse occasioni… e che non ho dovuto affrontare la perdita definitiva …non oso immaginare cosa prova una madre che un figlio lo perde….
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Certo è dura, tanto. Un grande capisce – forse questo per lui è peggio – ma anche un bambino intuisce, segue, chiede, soffre e non sa perchè. E i genitori, accanto, devono sentirsi impotenti e sconfitti davanti al dolore. Starebbero volentieri al posto del piccolo, ma non si può. Devono cacciare indietro le lacrime e andare avanti. Una tortura, che Daniela ha avuto modo di verificare in questi giorni. Un Natale di comprensione e d’amore.
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