“Amanda (Carnevale)”, poesiracconto di Adele Libero

 Carnevale

Anche quel mattino Amanda si era svegliata con quel senso di malessere che da tempo l’accompagnava. Era dovuto ad insoddisfazione personale, non al tempo atmosferico, che quell’anno era particolarmente clemente, se si eccettuava una leggera nebbiolina che al mattino avvolgeva i calli e i campielli veneziani, rendendo quasi argentata anche la facciata del suo antico palazzo.

Quella sera, l’ultima di Carnevale, era attesa a Palazzo Regello, per il solito ballo in maschera, ma questo pensiero non l’allietava molto. Sarebbe stata la solita serata annuale, con molte vecchie signore vestite da damine ottocentesche, maschere fasulle e parrucche incipriate.

Eppure, stavolta, si disse Amanda, a quarantatrè anni sarebbe stato bello fare una piccola follia. Suo marito Alberto era via per lavoro, come sempre, e lei sentiva quasi imminente la fine della giovinezza. Si, se si fosse presentata una piccola occasione non se la sarebbe lasciata sfuggire!

Trascorse la giornata tra parrucchiere, telefonate alle amiche e qualche oretta sul social, dove aveva intrecciato parecchie amicizie.

Verso sera si preparò, indossando il preziosissimo costume che Alberto le aveva fatto arrivare qualche giorno prima, quando anche lui pensava di poter intervenire alla festa dei Regello. Era un meraviglioso costume nero e rosso, sensuale, tutto sete e pizzi, completato da una maschera pure nera, con un leggero velo che nascondeva bene il viso.

Esci, frusciante la gonna di raso,

il velo della maschera ricade

tra trine e tulle scioglie questo sogno

d’una notte d’incanto e annullamento.

 

La gondola la lasciò sul piccolo molo di palazzo Regello, dove un premuroso cavaliere le offrì la mano per aiutarla a scendere. Sorrise ed entrò nel vasto atrio, fino a raggiungere il salone principale dove la padrona di casa e le sue amiche la riconobbero e la salutarono, ammirate dalla sua sfolgorante bellezza, dalla perfezione dell’abito e dal trucco sapiente che la rendeva simile ad una principessa dei tempi andati.

Lasciate le amiche ed i convenevoli, si buttò nelle danze, dapprima da sola, dondolandosi e girando quasi a caso per la sala, ammirando la sua stessa figura negli specchi stuccati d’oro, e poi d’un tratto si trovò a fronteggiare un damerino, elegantissimo, con una parrucca bianca e mascherina sul viso. Dalle strette fessure della maschera spiccavano occhi azzurri, meravigliosi. Con un piccolo inchino la invitò a ballare e lei iniziò a volteggiare, felice ed invidiata dalle altre dame.

La sala è illuminata soavemente,

il cuore batte lieto all’impazzata,

gira la danza, gira il damerino,

che ha un sorriso dolce, da bambino.

Non parlavano, non ce n’era bisogno, si guardavano e gli sguardi diventavano sempre più intensi ed affascinanti. Alla fine di un ballo, dopo aver bevuto una coppa di champagne, lui la trasse in disparte e le sussurrò qualcosa che lei non comprese benissimo, ma sapeva solo che lui la stava conducendo gentilmente via. Si trovarono fuori ed a lei venne voglia di scappare tra le strette viuzze, sopra i ponti, via via, senza meta, divertendosi ad indovinare i suoi passi nella leggera nebbia, ancora, per fortuna, trasparente abbastanza da vedersi.

 

A fine giro lui ti chiede un bacio,

tu lo concedi su tenere labbra,

riccioli sfuggono sulle tue spalle,

coriandoli di stelle fan scintille.

 

E poi la corsa tra viuzze allegre,

lui ti rincorre ed infin ti prende,

e la penombra sa sfiorar le gote

e la passione vince la ragione

Quando smise la sua corsa lui la fermò contro un muretto di un ponte e le posò le sue calde labbra sulle sue. Amanda rabbrividì di piacere. Tutto quel mistero la intrigava come non mai. Senza pensarci due volte lo portò a casa, accese il caminetto e lui l’abbracciò, prima dolcemente e poi con crescente desiderio. Si tuffarono sul divano e si amarono, così, improvvisamente, con passione manifesta e matura.

Amanda si addormentò. Non aveva neppure ancora visto bene in faccia il suo damerino, prima difeso dalla maschera e poi dalla penombra delle vie e della casa. Non aveva acceso che poche luci, per non rovinare l’aria di mistero di tutta l’avventura, così desiderata. Si sentiva di nuovo potente, giovane, con un futuro davanti, invincibile.

Il mattino la trovò distesa sul letto, semi spogliata. Notò subito, stranamente, che sulla poltrona erano appoggiati i vestiti del suo cavaliere! Credeva fosse andato via, le aveva sussurrato un “arrivederci, mia cara”, invece era tutto ancora lì. Anzi dal vicino bagno proveniva il ronzio di un rasoio ! Come aveva osato rimanere !

Si alzò e si preparò a redarguirlo aspramente, aprì la porta del bagno e….la sopresa fu enorme. Il Cavaliere non era altri che Alberto, che ora sorrideva e la stuzzicava. “ Hai visto che bella improvvisata !? Sul principio non mi hai riconosciuto, vero ? “ “Certo” rispose lei, avvilita e sull’orlo di una crisi di pianto, “ti ho riconosciuto dopo un po’ ”. Aggiunse . “Ora , scusami, devo prepararmi ed andare in palestra al corso di zumba! Ci vediamo dopo”.

E lo lasciò lì, ancora sorridente, ignaro di quel mancato tradimento, piena di rabbia con se stessa e con il destino! In fondo al cuore, però, sapeva di averlo comunque tradito ! Fuori nevicava !

Giace il mattino tra le tue lenzuola,

bruciano gli occhi di quel pianto amaro,

è già evaporato il Carnevale,

e tutto il sogno copre nuova neve.