Un evento che ha cambiato la vita di un uomo e ha scoperto un attore: Massimo Bono

Massimo Bono è uno dei miei allievi a Sollicciano, quest’anno affronterà la maturità, proverò a fargli fare una bella figura nella mia materia, l’inglese, so che ce la metterà tutta come in tutto quello che fa, oggi a lezione gli porterò questi articoli stampati per fargli un piccolo regalo di Natale, so già che lo farò felice

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Alcune storie nascono dalla creatività di uno scrittore, altre da chi sa guardare profondamente la propria storia.

Questo è successo a Massimo Bono, di origini sarde, arrivato in Toscana a dodici anni, e coinvolto in una serie di spiacevoli eventi che lo hanno portato, sei anni fa, nella casa di reclusione di Sollicciano.

Casualmente ha scoperto il teatro e attualmente è impegnato nelle repliche di uno spettacolo dal titolo “Malesigu”, dove, nelle vesti del protagonista, racconta la sua infanzia.

Massimo, come ha iniziato a fare teatro, interesse o casualità?

Casualità.

Sono entrato in carcere a Sollicciano nel 2010. Dopo circa due mesi che ero in carcere, dalla mia sezione passa un ragazzo, Jacopo, che lavora in biblioteca portando dei libri per chi voleva leggere. Presi dei libri, e chiesi a Jacopo che cosa c’era da fare in carcere. Lui mi ha informato di un corso di teatro dove si fanno gli spettacoli.

Decido di fare una richiesta e dopo una settimana vengo chiamato da Elisa Taddei, la regista che mi fa il provino.

Dopo il provino Elisa mi dice che posso frequentare il corso.

Il primo spettacolo che ho fatto era l’Ulisse, nel 2011. Ulisse emigrato clandestino, perché Elisa ha rivisitato il suo lavoro riferendolo al tema dell’emigrazione. Le mie parti, erano piccole battute, ma dall’inizio alla fine.

L’anno dopo invece ho fatto un monologo.

Elisa mi scelse dopo aver fatto provare la parte a tutti i ragazzi del corso. Quando è stato il mio turno di prova, tutti dissero che era parte giusta per me. Parlava della violenza sulle donne. Era un bel monologo. Dovevo fare 3 parti, da narratore, dalla donna e dal marito geloso che picchiava la moglie. Mi rimase impresso.

Poi abbiamo fatto il Frankenstein con il tema della chirurgia estetica. In quello spettacolo facevo il dottor Frankenstein.

Sempre parti da protagonista?

Si, ho avuto dei ruoli via via sempre più impegnativi.

Malesigu è uno spettacolo tutto tuo?

Si, parlo della mia vita, della mia infanzia. Abbiamo deciso questo progetto lì per lì.

Chi l’ha scritto?

Io insieme a Elisa. Siamo stati gli autori.

Il teatro Everest chiese a Elisa uno spettacolo con Massimo Bono. Era il mese di novembre. A marzo si andava in scena. Elisa mi chiese se potevo parlare di me. Io sono orgoglioso della mia infanzia e della mia vita. Tutti possiamo sbagliare. Io posso avere sbagliato e riconosco dove ho sbagliato. Ho iniziato a parlare di me, dei miei genitori, della mia famiglia, quando sono nato. Queste cose le so perché mio padre e mia nonna me le raccontavano, siamo in cinque in famiglia. Poi ho iniziato a ricordare, dall’asilo in poi. Ovviamente il tutto non poteva entrare in un’ora, i particolari erano tanti.

Comunque abbiamo messo le musiche, la ballerina ed è nato questo spettacolo. Sono molto soddisfatto.

Hai scelto di dire alcune cose e non altre?

Quello che non dico di me è perché non c’era il tempo per poterlo dire.

Dall’età di quattro anni fino ai diciotto ho cercato di raccontare tutto il possibile.

Dalla Sardegna fino all’arrivo, a dodici anni, in Toscana. Sono sempre molto legato a quell’isola. Mi pongo spesso una domanda: “Perché io ho mantenuto un accento sardo mentre i miei fratelli, più grandi di me, no”. Forse perché facevo parte di un gruppo di amici, dove si prendeva le legnate però si condivideva tutto.

Quanto ti ha aiutato in carcere fare l’attore?

Le diversità ci sono. Prima di tutto le pene dovrebbero rieducare, ma il carcere così com’è strutturato oggi non permette una rieducazione, a cominciare dal lavoro. Non ci sono corsi di formazione o un insegnare un mestiere. All’uscita dal carcere, non ci sono prospettive nuove.

Eppure il detenuto pensa, nonostante tutto e potrebbe migliorarsi se gli fossero date delle possibilità.

Il diploma che non l’ ho preso a diciotto anni lo prendo adesso.

Ora studio, lavoro e faccio teatro e uso le macchine agricole.

Dove?

In carcere a Sollicciano. Mi è stato negato di uscire fuori a tagliare l’erba perché sono uno pericoloso.

Cosa farai dopo, quando uscirai?

Ora prenderò il diploma, poi continuerò a fare teatro e a lavorare.

Tra un paio di anni uscirò in maniera alternativa.

Mi dispiace per le persone che mi aspettano, ma fortunatamente io ho una famiglia. Mi dedicherò sempre a quello che ho lasciato: la campagna. E se mi capiterà farò l’attore. Anche se per essere professionali si deve fare formazione, corsi. Ma ora ci sto veramente pensando.

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“Malesigu” in anteprima al Teatro Everest di Firenze

Venerdì 21 marzo alle ore 21.00, al Teatro Everest di Firenze (Via Volterrana 4\B) va in scena l’anteprima nazionale di Malesigu. Racconto di una vita di e con Massimo Bono, regia Elisa Taddei con la collaborazione artistica di Luana Ranallo, prodotto da Krill Teatro.

Malesigu in dialetto sardo vuol dire maligno bizzarro, irrequieto, vivace.

Con questo appellativo vine chiamato da bambino il protagonista. Malesigu è uno spettacolo biografico che racconta la storia di Massimo Bono, attore detenuto della Compagnia di Sollicciano che decide di parlare della sua infanzia e di raccontarla così come è stata, fatta di lotte, fughe, punizioni, vendette. Il filo della narrazione è teso e attraverso la memoria del racconto si assiste al tentativo di dare un senso a chi sono io oggi.

L’attore riporta in vita gli altri personaggi di questa storia, il padre, la nonna, la maestra, gli amici di infanzia, i compagni di scuola; grazie alle loro voci il tono drammatico della narrazione trova, nell’ironia, un respiro.

Un lavoro teatrale che mescolando il dialetto sardo alla lingua italiana, ci parla anche di un mondo fatto di tradizioni e credenze popolari.

Lo spettacolo vuole trasformare la materia biografica, incandescente e segreta, quale è l’infanzia dell’attore, in un racconto poetico “che prova a dare corpo a qualcosa che non riusciamo a padroneggiare del tutto, ma verso cui siamo attratti perché sentiamo che v’è un che di irrinunciabile”.

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Malesigu al Liceo Artistico di Porta Romana

 

Lo spettacolo teatrale racconta la storia del protagonista, Massimo Bono, attore detenuto della Compagnia di Sollicciano

Lo spettacolo teatrale racconta la storia del protagonista, Massimo Bono, attore detenuto della Compagnia di Sollicciano con la regia di Elisa Taddei per il Krill Teatro, nell’Aula Magna del Liceo Artistico di Porta Romana. Due repliche, domani 21 aprile, alle ore 12.00 per le classi quinte del liceo e una seconda alle ore 15.00, alla presenza della dirigente del liceo, Anna Maria Addabbo e la direttrice del carcere di Sollicciano, Maria Grazia Giampiccolo, con tutti gli studenti.

Biografia di un’infanzia, attraverso le voci di figure importanti per il protagonista come il padre, la nonna, la maestra, gli amici di infanzia, i compagni di scuola. Una decisione forte e difficile quella di riportare alla mente eventi nascosti dal tempo e dalla memoria, fatti di lotte, fughe, punizioni, vendette in un tentativo di dare il senso alle vicissitudini di tutta una vita, fino alla realtà attuale.

“Malesigu. Racconto di una vita”, il titolo della rappresentazione è l’appellativo dato al protagonista, Massimo Bono, attore detenuto della Compagnia di Sollicciano, che in dialetto sardo significa maligno bizzarro, irrequieto, vivace.

Dallo spettacolo emergono drammi e un vissuto segreto impetuoso stemperati solo dall’ironia della narrazione dove Massimo Bono aggiunge uno stile poetico e originale “che prova a dare corpo a qualcosa che non riusciamo a padroneggiare del tutto, ma verso cui siamo attratti perché sentiamo che v’è un che di irrinunciabile”. Nel lavoro teatrale che mescola il dialetto sardo e la lingua italiana, attraverso la storia personale affiora l’immagine di una società costellata di tradizioni e credenze popolari.

Regia di Elisa Taddei, con la collaborazione artistica di Luana Ranallo e prodotto da Krill Teatro.