quando viaggiare non era “affar di donne”, di Ester Rizzo
Chi non si muove non può rendersi conto delle proprie catene” così affermava Rose Luxembourg. E per la maggior parte delle donne, queste catene non sono mai state spezzate. Conoscere nuovi mondi, altri usi e costumi, incontrare altre genti è stato per tanto, troppo tempo, negato al genere femminile. Nell’età antica Penelope aspetta e non viaggia; nel Medioevo i soli viaggi consentiti erano quelli verso un monastero, soprattutto se in famiglia il patrimonio doveva restare indiviso e di proprietà del fratello maggiore. In quel periodo, in Europa, viaggiavano solo le principesse promesse spose, pedine manovrate sullo scacchiere delle dinastie regnanti.
Solo nell’Ottocento incontriamo uno sparuto gruppetto di viaggiatrici. Certo, l’abbigliamento dell’epoca, con lunghe e ampie gonne e i rigidi corsetti, impediva loro di muoversi agilmente; la morale imponeva la condizione inevitabile di mogli e di madri, chiuse in casa ad aspettare mariti, figli, padri e fratelli che, invece, viaggiavano liberamente per tutto il globo.
Alcune fortunate riuscirono a sfuggire a queste regole: generalmente erano ricche, estrose e colte. Iniziarono a girare il mondo, si avventurarono nei deserti o nelle capitali esotiche, sfidarono il caldo e il freddo estremo e gli oceani in tempesta. Erano scrittrici, artiste, spie e diplomatiche.
Ricordiamo Jane Digby, definita “vagabondessa diavolessa”, che aveva un amore immenso per il Medio Oriente e viaggiava vestita da “beduino” mentre Lady Hester Sthanophe, sempre in Medio Oriente, viaggiava travestita da uomo, con al seguito 40 cammelli, 12 guardie del corpo beduine, 20 camerieri e numerosi cuochi, addetti alle tende e schiavi. Donne sicuramente eccentriche ma molto coraggiose.
Tra i primati delle viaggiatrici e delle avventuriere, Ida Pfeiffer fu la prima a compiere da sola un viaggio intorno al mondo e i musei di Vienna, custodiscono,ancora oggi, piante,insetti e farfalle che lei raccoglieva ovunque e portava in patria. Nacque a Vienna il 4 ottobre 1797. Era la quinta di sei fratelli, figli di un agiato mercante di tessuti che morì prematuramente quando lei aveva nove anni. Gli amici di famiglia raccontavano che sin da bambina correva fuori casa per vedere passare le diligenze che lasciavano la città. La piccola, inoltre, era un’accanita lettrice di libri di viaggi e di avventura. Tutto ciò che poteva farla evadere dal “quotidiano” l’attirava irrefrenabilmente. Era innamorata del suo giovane precettore che era anche un viaggiatore, ma la madre si oppose al loro amore. Costretta dalle difficoltà economiche in cui versava la famiglia, a ventidue anni dovette sposare un uomo molto più anziano di lei, l’avvocato Pfeiffer, con cui avrà due figli. Fu un matrimonio triste e senza amore, vivevano in ristrettezza economica a causa di un tracollo finanziario e lei, per arrotondare, faceva la segretaria e dava lezioni di pianoforte. Furono anni venati di malinconia e così lei scriveva: «Solo il cielo sa cosa ho sofferto. Vi sono stati giorni in cui vi era solo pane secco per la cena dei miei figli». Nel 1842, diventata vedova e con i figli già grandi, iniziò a esplorare il mondo. Il suo primo viaggio fu in Terrasanta: erano viaggi spartani, fatti in economia, spesso avvalendosi di passaggi gratuiti. A volte Ida, indossando abiti maschili, si mescolava tra la folla per poter osservare più liberamente il comportamento delle popolazioni incontrate nel suo peregrinare tra i continenti. Questa viaggiatrice percorrerà 140.000 miglia marine e 20.000 miglia inglesi via terra.
Ida Pfeiffer fu anche la prima donna bianca che nel 1852 si recò nella giungla di Sumatra abitata dai “batak”, paventati da tutti come cannibali. In quell’occasione riuscì a salvarsi dicendo ai cannibali: «la mia testa è troppo vecchia e dura per essere mangiata», così il saggio capo tribù iniziò a ridere e la lasciò libera. Fu ammessa a far parte delle società geografiche di Berlino e Parigi, ma non di quella inglese, negata alle donne.
Alexandrine Tinne fu la prima europea a organizzare, nel 1869, una spedizione per esplorare il deserto del Sahara.In Olanda, a Leida, le hanno intitolato una piazza mentre un edificio la ricorda ad Amsterdam. Un piccolo”indicatore” sul Nilo, la annovera insieme ad altri esploratori ed una targa con il suo nome è stata apposta a Tangeri, in Marocco.
Gertrude Bell un’altra viaggiatrice con un primato curioso: fu la prima donna ad aver ottenuto il massimo dei voti presso l’Università inglese di Oxford. Gertrude Margaret Lowthian Bell era nata in Inghilterra nel 1868, da una famiglia tra le dieci più ricche della Gran Bretagna frequentò ottime scuole e si laureò ad Oxford a pieni voti. Dopo aver completato gli studi cominciò la sua vita avventurosa in giro per il mondo. Il suo primo viaggio la portò in Persia ed in seguito esplorò il Vicino ed il Medio Oriente, l’Arabia Saudita, la Siria e la Turchia, percorrendo ampi deserti che nessuno conosceva, dormendo in tenda, soffrendo la fame ed il caldo, rispettata dai capotribù e mal digerita dai funzionari britannici. Imparò perfettamente l’arabo e ciò le permise di conoscere in modo molto approfondito e capillare quel mondo, compresa la vita delle donne musulmane per le quali, a Baghadad, fondò le prime scuole.
La sua vita oscillò tra la stesura di racconti di viaggio, lo studio delle rovine archeologiche e l’attività di intellegence. Fu la sola donna con l’incarico di funzionaria politica nelle forze armate britanniche e nell’Arab Bureau e le sue conoscenze furono determinanti per la politica inglese nell’area mediorientale,al pari del più celebrato Lawrence d’Arabia. All’indomani del crollo dell’Impero Ottomano, fu lei a tracciare sulla carta geografica le linee che definivano le frontiere dei nuovi stati della Transgiordania e dell’Iraq.Visse fino alla morte a Baghdad, dove fondò una scuola britannica di Archeologia e il Museo Archeologico iracheno.E’ proprio grazie a lei che iniziò ad essere attuata la disposizione per cui i reperti trovati in loco non potevano essere trasferiti in musei stranieri. Gertrude decise di porre fine alla sua vita il 12 luglio 1925 con una dose eccessiva di sonniferi. La lezione che ci ha lasciato questa donna è che :” viaggiare è sapere” e che bisogna rispettare il popolo che si incontra e saperlo ascoltare. Viaggiare per lei era un’avventura prima intellettuale e poi fisica.