Sara Helm, Il cielo sopra l’inferno, recensione di Loredana De Vita

 

Sara Helm: Il cielo sopra l’inferno

Il cielo sopra l’inferno (Newton Compton, 2020) di Sara Helm si configura esattamente come annuncia il suo sottotitolo, una storia vera.

Si tratta della storia del campo di sterminio, non di lavoro come si diceva genericamente, di Ravensbrück, un campo per sole donne. Si tratta della ricostruzione storica della vita del campo attraverso i documenti e le testimonianze raccolte che hanno consentito di organizzare la biografia di molte delle prigioniere, ma anche delle guardie e dei medici del campo.

Come si può immaginare quando si affrontano temi relativi i campi di concentramento nazisti, la voce del dolore è unica, la mancanza di rispetto per le persone offese nella propria dignità prima ancora che nel corpo è un urlo di vergogna per l’umanità sconfitta. C’è, però, un duplice interesse nella ricostruzione storica della Helm e cioè, se da una parte la narrazione prosegue gli stessi canali dei campi più noti, questa mette anche in rilievo l’orrore in un campo esclusivamente femminile, intanto, dall’altra parte, sottolinea come le internate non fossero solo donne di religione ebraica.

Si sa, la Storia lo ha narrato, la Shoah non appartiene solo ai fedeli di religione ebraica, ma anche ai rifugiati politici, agli oppositori del regime, agli omosessuali, agli zingari, ai reietti della società, a tutti coloro che nella metafisica inventata del regime costituivano una diversità. Quel cielo si affacciava su un inferno ben più vasto dell’immaginario comune.

Leggere Il cielo sopra l’inferno (Newton Compton, 2020) di Sara Helm, osservare l’accurata ricerca storica dell’autrice, fa ripiombare in un passato che non è mai finito e che in tanti modi si ripete in tante parti del nostro cielo. Non bisogna rendere vane tante testimonianze e considerare che esse ci parlano anche del nostro presente perché se prima il male non si conosceva, cioè non si pensava che si potesse arrivare a tanto spregevole odio, ora siamo consapevoli della sua esistenza e dovremmo imparare la lezione della nostra storia smettendo di ripeterne l’orrore, perché quell’inferno è ancora possibile