Sibilla di Adele Libero

sibilla

Mi chiamano Sibilla,

lenta scorre la vita qui,

nella mia ampolla,

dove un tempo qualcuno,

forse il mio amore,

mi ficcò, come una stella.

Brillo, nel mio antro scuro,

nero come la pece,

dove qualcuno, insicuro,

con flebile voce chiede,

il futuro.

Ed io, da qui, giuro,

or il vero ora il falso, così

l’interrogante vedrà

il vaticinio, intrigante,

su foglie scritto

e non lo capirà.

Sono Sibilla, a Cuma regno,

nell’Eternità.

Secondo la leggenda, Apollo, innamorato della Sibilla,  le aveva promesso di esaudire qualunque suo desiderio in cambio del suo amore, ella gli chiese di poter vivere altrettanti anni quanti erano i granelli di sabbia che poteva tenere nella sua mano. Trascurò, tuttavia, di domandare al dio anche l’eterna giovinezza, che Apollo le offrì in cambio della sua verginità. In seguito al suo rifiuto la Sibilla Cumana iniziò ad invecchiare e a rinsecchire fino ad assomigliare ad una cicala e a essere appesa in una gabbia del tempio di Apollo, a Cuma. In queste condizioni la Sibilla aveva un solo desiderio la “morte” che tuttavia, non fu soddisfatto. Aveva facoltà di prevedere il futuro e i suoi questuanti si recavano nel suo antro. Gi oracoli venivano scritti su foglie che poi venivano smosse dal vento e quindi dicevano tutto e il contrario di tutto.