I delitti del dragone, di Maurizio Blini, Fratelli Frilli editori, recensione di Daniela Domenici
Un anno e mezzo dopo la mia recensione a un altro suo romanzo
è tornato a “trovarmi” Maurizio Blini e ancora una volta è riuscito ad affascinarmi a tal punto da aver divorato le sue 204 pagine in poco più di ventiquattro ore.
Ai complimenti che gli ho tributato nella mia prima recensione voglio aggiungerne altri.
In primis è straordinaria la sua bravura nel caratterizzare psicologicamente i protagonisti di questa nuova storia, sempre ambientata a Torino, da Alessandro Meucci, dirigente della squadra mobile, a Maurizio Vivaldi, ex poliziotto e investigatore privato, amici carissimi, da Federico, capo della omicidi, a Picozzi e a tutti gli altri colleghi e anche ai funzionari che arriveranno per aiutare a fare luce su di un brutale pluri-omicidio di una famiglia cinese la cui indagine si prospetta, sin da subito, difficile, paradossale e che avrà un finale dolorosamente sconvolgente e traumatico per Meucci e Vivaldi ma non solo per loro.
Bravissimo anche nell’inserire un secondo evento drammatico che accade nello stesso giorno ma in Val di Susa, un ordigno esplosivo in un cantiere, e nel seguirli in parallelo in modo perfetto.
Ancora una volta complimenti a Blini per come ha saputo descrivere, da profondo conoscitore, tutte le dinamiche (che la maggior parte di noi ignora) che interagiscono tra le varie componenti della polizia, i servizi segreti, la DIA, la DDA, lo SCO e altri/e.