Le ricamatrici, di Ester Rizzo, Navarra editore, recensione di Daniela Domenici
L’autrice, e amica, Ester Rizzo ha accantonato, come lei stessa afferma nei ringraziamenti finali la sua “forte propensione” al saggio (che è anche la mia NdR) per cimentarsi nella scrittura del suo primo romanzo; sono felice che l’abbia fatto perché il suo libro è volato davanti ai miei occhi che lo hanno divorato in un attimo grazie alla bellezza della storia da lei raccontata e allo stile narrativo da lei usato.
Iniziamo dalla storia: Ester ci racconta che “Le ricamatrici” è nato “da un intreccio di storie e di spunti narrativi venuti alla luce durante il suo lavoro di ricerca sulla storia delle donne siciliane”, le vicende da lei romanzate sono avvenute davvero a Santa Caterina Villarmosa in provincia di Caltanissetta negli anni Settanta dello secolo scorso; “è una storia di lotta delle donne per ottenere i loro diritti di lavoratrici ed è anche, purtroppo, la storia di una sconfitta a causa di intimidazioni mafiose…non si perdonò a queste donne di aver arginato lo stereotipo che le voleva docili. Sottomesse, mute e obbedienti come pupattole di cencio”: bravissima Rizzo a immaginare i dialoghi tra le ricamatrici, capitanate dalla straordinaria Filippa, e quelli tra loro e i/le committenti, ad arricchirli con frasi in dialetto siciliano che danno un colore in più alla storia da lei ricostruita e splendidamente narrata.
Concludo con le parole di Gaetano Savatteri, autore della prefazione “non sappiamo se Filippa e le sue compagne siano riuscite a vedere e a comprendere il disegno compiuto delle proprie vite e d tanti sforzi. Ma Ester Rizzo…ci restituisce la grandezza di quel disegno, la sua bellezza e la sua civile eleganza”: la ringrazio per averlo fatto e mi auguro di leggere presto un altro suo romanzo come questo.